TRE VECCHIE ANNATE E UN VIAGGIO NEL PASSATO A TERRE DI TOSCANA
Come nella migliore scenografia di un probabile “Ritorno al futuro del vino” l’edizione di Terre di Toscana 2017 ha fornito l’occasione di ricordare o scoprire ( per chi come è tra i più giovani ) annate del vino quasi scomparse. Ormai sono presenti solo su impolverate cataste al buio delle cantine aziendali.
Non me ne vogliano gli altri che ho degustato, e sono tanti. Ho deciso di riportare solo le impressioni di quelle tre particolari bottiglie che andavano oltre i semplici appunti di degustazione. Sono tre bottiglie di altrettante aziende meritevoli di attenzione e rispetto.
La cornice dell’evento è stata l’UNA Hotel di Lido di Camaiore. È una location comoda ma mai abbastanza, causa afflusso di appassionati e personale del settore, venuti per scoprire le perle che il territorio toscano può offrire. La kermesse contava la presenza di 130 produttori, mentre i campioni in degustazione arrivavano a 600, ovviamente bottiglia più bottiglia meno.
UN SALUTO PARTICOLARE A QUALCHE PRODUTTORE DI ECCELLENZA
Mi sembra giusto comunque ricordare chi ha colpito la mia attenzione, aldilà delle tre annate che andrò a raccontare dopo. Inizio da Pietro Beconcini di San Minato che con i suoi Tempranillo e Sangiovese coltivati nella “terra toscana del tartufo” fa capire quanto il lavoro costante e di qualità possa premiare l’impegno. Soprattuto nel caso del Vigna alle Nicchie resto sempre più meravigliato da come un vitigno “ignorante e ruspante” come il Tempranillo possa essere addomesticato e rimesso al suo posto per darci gioia, piacevolezza e carnalità in un unico sorso. Notevole!
CARA LA MIA MAREMMA A TERRE DI TOSCANA
Rimanendo sulla dorsale costiera, Roccapesta di Scansano ci ricorda che il Morellino è ancora vivo e vegeto, qualora lo si sappia fare con particolare attenzione alla qualità e al rispetto del terroir. Il Morellino di Scansano di Roccapesta è elegante, fine ma al tempo stesso conscio delle proprie attuali potenzialità e capacità di affinamento nel lungo periodo. Chi lo dice che solo nel Chianti o a Montalcino si possa puntare a lunghi affinamenti?
Sempre nel grossetano, più precisamente a Capalbio, ritrovo Tenuta Monteti. E’ interessante provare un rosè come il loro TM, che nell’annata 2016, insegna come Merlot e Cabernet Franc da salasso possano produrre un interessante proposta da abbinamento per la prossima estate versiliese. Ma un “assaggino” di Caburnio e Monteti lo ripeto sempre, come a testimoniare che la Maremma possa contribuire alla fama dei rossi toscani anche con uso di soli vitigni internazionali.
SAN GIMIGNANO COME TERROIR UNICO NELLA SPECIE
Poteva mancare la Vernaccia? In una manifestazione come Terre di Toscana no e Cesani Vincenzo di San Gimignano occupa senz’ombra di dubbio un posto di rilievo nella produzione della più antica Doc. Le Vernaccia Clamys e Sanice si caratterizzano per la precisa espressione di due differenti affinamenti che conferiscono una distinta personalità, pur partendo dal solito vitigno trattato in purezza.
La Vernaccia Clamys porta un singolo appezzamento vinificato separatamente per le sue precise espressioni, mentre la Sanice in versione Riserva fa capire le potenzialità della Vernaccia anche in ottica di affinamento nel tempo. Se poi vi volete ricredere sui rossi della zona, consiglio il Luenzo: ho degustato l’annata 2010 che mi ha colpito per la particolare complessità e lunghezza gustativa oltre ad una bella e rotonda morbidezza che fa da perfetto supporto a un tannino fine ed elegante.
DOPO LA COSTA MI SPOSTO NEL CUORE DELLA TOSCANA
Andando verso Cortona, in provincia di Arezzo, cosa vi torna alla mente? A me due cose: la Chianina e il Syrah! La bistecca di Chianina non era contemplata tra le degustazioni, ma un bel syrah si! Quando penso al syrah di Cortona subito penso a quello di Stefano Amerighi: il suo Apice 2013 ha messo insieme una bella serie di qualità tali da fargli assumere una stabile posizione di rilievo in zona. E’ un syrah ben colorato, giustamente speziato ma che sapido, pietroso e che profuma di terra. E’ un biodinamico che riesce a trasferire nel bicchiere tutti gli sforzi e le idee del produttore stesso.
Non mi esimo dal ricordare anche il Brunello di Montalcino 2012 di Salvioni che arriva forte di tutta la sua elegante presenza senza trascinare il palato nel baratro di esplosioni tanniche fin troppo evidenti. Non ha ancora la piena consapevolezza dei propri mezzi, essendo ancora giovane, ma è già ben conscio delle sue grandissime potenzialità evolutive.
Ma ora passiamo ai tre protagonisti del viaggio a ritroso nel tempo: in che anni finirà il viaggio? Vediamo…
GALEOTTO FU IL 2004 A TERRE DI TOSCANA
Per tutti voi potrà essere un anno qualunque, oppure rappresentare l’anno di un avvenimento specifico che ricorderete. C’è chi si è sposato ( o separato… ), chi ha preso la patente, chi si è laureato e così via! Nel 2004 io ho iniziato a bere vino! Alla tenera età di 23 anni è iniziato il mio personalissimo rapporto con il vino, passato da un evidente snobismo fino a una fratellanza unica e mai doma! Oggi sembra impensabile, incredibile la mia vita senza la passione per il vino, ma una volta era così.
SAN GIUSTO A RENTENNANO: NON SOLO CHIANTI CLASSICO
A Terre di Toscana 2017 era presente una vecchia annata di un’altrettanta mia vecchia conoscenza, il Percarlo di San Giusto a Rentennano. Ne ho parlato anche in un’altra occasione: era l’annata 2009 e potete trovare qua il mio articolo.
Ovviamente ho degustato la 2004 ( anche se nella foto non si vede ) e fin dal primo sguardo ha saputo come farsi apprezzare. Aldilà del colore ammiccante al rosso granato è evidente il complesso e raffinato bagaglio di sensazioni olfattive che si aprono in un ventaglio variegato ed ampio di frutti come prugna, mora, marasca forti di un preciso e tagliente sotto spirito. Continua con un bouquet floreale appassito ma ancora vivo e presente per solleticare le narici.
Il carico pesante arriva dopo, con tutti i profumi da evoluzione: chiodi di garofano, pepe, tabacco, tè nero, liquirizia e cioccolato amaro. Come legaccio di tutto arriva un finale balsamico che sà come elevare l’insieme di sensazioni, chiudendo con uno slancio elegante e raffinato.
Anche in bocca mantiene le promesse e, qualora possibile, alza ancor di più l’asticella di qualità e raffinatezza. Entra timido, quasi compassato ma ci mette pochissimo a far capire il proprio carattere! Eccolo che arriva facendo le spalle grandi e coprendo ogni angolo del palato per trasmettere quando di buono ha da dimostrare. Tutto ciò che avevo percepito al naso lo ritrovo al palato, tutto elevato di gran lena come percezione e complessità.
E’ ancora in piena forma, sa di essere un ragazzotto cresciuto bene che ha ancora tanto da dimostrare e la finezza del tannino, unito a una lunga persistenza, sono li a dimostrarlo. Lunga vita quindi al Percarlo, eroe di questa edizione di Terre di Toscana!
CASTELLO DI MONSANTO, IN TOSCANA UNA CERTEZZA INCROLLABILE
Ci corre un anno preciso tra la vendemmia del Poggio Riserva ( 1982 ) e la migliore annata del secolo, il 1981, anno in cui sono nato!
Scherzi a parte, ovviamente, ma degustare un vino del 1982 è sempre una sfida contro il tempo, dato che 35 anni di affinamento non danno sempre certezza di bere un vino ancora dritto sulle proprie gambe.
Nel caso del Poggio Riserva 1982 non si può che essere contenti del risultato nonostante si comincino a sentire i segni del tempo e un pò di stanchezza generale. Al colore dimostra quanto il rosso granato si possa avvicinare al rosso aranciato, visto che non si parla di leggeri riflessi ma di una vera e propria commistione di colori.
Al naso ogni profumo viene anticipato dai frutti appassiti, quasi disidratati che parlano di ciliegia, ribes e un pizzico di prugna. Arrivano dopo i sentori evolutivi, come se avessero perso forza e potenza. Una tostatura abbastanza decisa è ancora presente, così come fanno capolino carrube, liquirizia e accenni di miele che mi riporta a quei frutti disidratati sentiti all’inizio.
Al palato ciò che colpisce è il tannino che è ancora presente. Certo è ammaccato dal passare del tempo e dell’età ma ancora ha voglia di dare gli ultimi slanci e fare gli ultimi sforzi prima della sua dipartita. Ciò che non manca è la persistenza, che allunga la percezione fruttata lasciando il palato morbido e con una discreta freschezza.
UN QUARANTENNIO PER IL RUFFINO DUCALE ORO 1977
Un vino del 1977 è il mio record attuale: mai ero andato così indietro nel tempo in ambito enologico. Per cui c’era grande aspettativa, emozione ma anche consapevolezza di trovarsi di fronte a un qualcosa di particolare e di doverosa interpretazione.
Inizio dal colore che non solo è rosso aranciato ma sembra mostrare dei riflessi quasi ramati sul bordo: dopo 40 anni di evoluzione era lecito aspettarsi condizioni assolutamente uniche e differenti.
Dal punto di vista olfattivo ha il fascino di un elegantissimo signore di terza età che tira fuori dall’armadio il suo vestito più bello per l’ultima cena romantica. Non punta sulla potenza o su effetti speciali che possano impressionare i sensi ma anzi cerca di farsi apprezzare dando gli ultimi colpi di coda di una carriera che è stata di degno livello.
Nel 1977 la concezione di come si faceva vino era completamente differente da oggi, soprattuto nel Chianti con il famoso “governo alla toscana”. Oggi in Toscana si è cambiata marcia, soprattuto nell’abolizione delle uve bianche per la produzione di Chianti Classico, oltre che di migliori tecniche di coltivazione e rispetto delle uve.
E’ UN SIGNORE ATTEMPATO MA ANCORA HA CHARME
I ricordi dei frutti parlano di estremo appassimento, di canditi, così come i fiori sono totalmente appassiti e sprigionano solo un flebile respiro. Arrivano subito liquirizia, tostatura e quel pizzico di miele d’acero che si collega ai frutti canditi, come quel vanigliato che aumenta la percezione dolciastra.
In bocca il tannino dimostra tutta la sua età, non facendo nulla per nascondere la sua incapacità a farsi notare e ricordare. Il vino punta sulla morbidezza, non avendo più durezze come il tannino che possano contrastare. Sembra quasi fresco ma in virtù di un’assenza di tannino, non tanto per una specifica qualità. Non può vantare equilibrio o armonia, ovviamente, e con quel finale di bocca amaricante e quasi agrumato ha fatto capire i limiti evolutivi della sua tipologia.
STESSO HOTEL, STESSO MARE. CI VEDIAMO A MAGGIO
Ecco il mio racconto di Terre di Toscana 2017. E’ una descrizione sicuramente più veloce del solito ma volevo mettere il focus su alcune vecchie annate e non su tutto il panel degustato. Vediamo cosa succederà alla prossima edizione. Nel frattempo l’appuntamento è per Terre d’Italia 2017 a Maggio. Solita location di Terre di Toscana, all’UNA Hotel di Lido di Camaiore. A presto!
INFO: L’Acquabuona | Sito del giornale
di MORRIS LAZZONI
VinoperPassione
Il vino è semplice da capire, basta avere passione
www.vinoperpassione.com
12 Marzo 2017. © Riproduzione riservata