L’invito di Lisa dell’agenzia Pr Vino era di quelli da accettare al volo, nonostante il caldo torrido fiorentino di fine Giugno. Un pranzo dedicato alla stampa per la presentazione dei vini di Aquila del Torre, realtà biodinamica friulana che conosco da tempo, all’interno della bellissima cornice del Four Seasons di Firenze. Dopo lunghi mesi di stop ad iniziative simili torno a partecipare ad uno dei format stampa che preferisco: pochi invitati, produttore ed addetti stampa presenti, racconto della storia aziendale e degustazione dei vini con pranzo. Situazione intima, professionale, rilassata ed ideale per degustare al meglio.
Aquila del Torre è la rivincita di un Friuli che non ti aspetti
Il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni vinicole più importanti d’Italia, che negli anni si è fatta conoscere ed apprezzare sia in Italia che a livello internazionale. Il Friuli è terra di grandi nomi dell’enologia ma anche di famiglie che, con le costanza e perseveranza che da secoli contraddistinguono queste genti, hanno creato aziende vinicole di assoluto rilievo. Una di queste è Aquila del Torre, con sede a Savorgnano del Torre, piccola località a nord ovest di Udine, “rinata” nel 1996 con l’intento di recuperare vecchi vigneti di Picolit e Tocai Friulano. Dico non a caso “rinata”, perché l’azienda originaria aveva circa 100 anni ed era composta da mezzadri che, intorno agli 40 del secolo scorso, si occupavano perlopiù di lavorazioni agricole. Arrivarono intorno agli anni 70 i primi imbottigliamenti, mentre nel 1996 arrivarono i Ciani, gli attuali proprietari.
Fin da subito nasce l’idea di un’azienda vinicola di stampo moderno, ma sempre legata alle lontani radici territoriali: si iniziano le opere di bonifica e reimpianto di nuovi vigneti, fino all’attuale estensione di circa 18 ettari. La zona di Savorgnano è collinare, con altitudini variabili dai 200 ai 330 metri, ed i vigneti sono spesso circondati da boschi. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare, perché permette di non riscontrare problematiche agronomiche tipiche di altre zone vicine. Basti pensare al vigneto “Oasi“, così denominato perché racchiuso in una macchia boschiva al punto da farlo sembrare un’oasi vinicola in mezzo agli alberi.
Territorio, clima e unicità sono le variabili ambientali di Aquila del Torre
Le condizioni pedoclimatiche hanno pertanto solleticato l’idea di una viticoltura più rispettosa e sostenibile, concretizzata nelle scelte del biologico prima e della biodinamica poi. Nel 2010 inizia il percorso per la certificazione delle pratiche biologiche ( conclusosi nel 2013 ), mentre nel 2016 è la volta dell’applicazione della biodinamica. Molto di questo approccio è dovuto a Michele Ciani, nuova generazione della famiglia, e sostenitore delle pratiche pensate e create da Rudolf Steiner.
Michele ha voluto fare un’ulteriore passo verso la massima sostenibilità, sfruttando le favorevoli caratteristiche ambientali e la predisposizione territoriale delle colline di Savorgnano dove sorgono i vigneti di Aquila del Torre. Queste premesse si rinvengono parlando di biodiversità e tutela ambientale, valori molto cari alla famiglia Ciani, promotrice della tutela della zona. Ad oggi sono state rinvenute 237 diverse specie floristiche nei circa 100 ettari totali dell’azienda, tra cui la più che unica che rara Pseudostellaria Europaea, fiore tra le specie vulnerabili ed appartenente alla Lista Rossa Nazionale Italiana.
Da non sottovalutare neppure la ripida pendenza dei vigneti, posti su rilievi terrazzati, che rendono più difficoltoso gestire le operazioni di cantina, ma caratterizzati da un’ottimale esposizione ai raggi solari. C’è sempre vento sulle vigne di Aquila del Torre, sopratutto proveniente dal Mar Adriatico, mentre le Alpi Giulie proteggono le spalle dai venti provenienti da Nord.
Michele afferma di aver visto notevoli cambiamenti nel modo in cui le piante si sono adattate alla variabilità climatica. In questo periodo ( Estate 2022 ) le condizioni climatiche italiane non sono tra le più favorevoli, eppure sembra che le piante rispondano in maniera migliore rispetto a quando non si usavano rimedi biodinamici. Non sarà una scienza certa, eppure i risultati molte volte sono tangibili e visibili dagli stesso vignaioli.
Pranzo e degustazione vini di Aquila del Torre
Aver scelto come cornice il Four Seasons di Firenze ha reso ancor più giustizia a i vini di Aquila del Torre, protagonisti del menù creato appositamente per la degustazione. Questi i vini presenti: Friulano e Sauvignon del 2019, Riesling e Oasi del 2018 e Refosco dal Peduncolo rosso Riserva del 2016. Tutti i vini di Aquila del Torre fermentano con lieviti indigeni che, nel caso dei vini bianchi, è possibile grazie all’utilizzo di pied de cuve. I vini bianchi infatti non fermentano sulle bucce e la maggior parte di essi affinano in acciaio, ad eccezione del Friulano su cui si stanno sperimentando uova di cemento da 17 ettolitri.
Friulano 2019: apre le danze dei profumi con una lotta pacifica tra erbe aromatiche e frutti. Rosmarino e salvia controbilanciano note agrumate e frutta secca. Ha finezza, apertura olfattiva e tensione aromatica che donano immediatezza ma anche espressività al naso. In bocca è salino, minerale ed avvolgente, vista la densità fruttata che ritorna al palato. Al tempo stesso è sciolto e dinamico nella beva, con freschezza tangibile e persistenza degna di nota. Chiude con belle note fruttate a dare pienezza e corpo.
Sauvignon 2019: cambia l’affinamento rispetto al Friulano, qua solo in acciaio piuttosto che in cemento. Non esplode al naso con le “tipiche” note verdognole di alcuni Sauvignon friulani. Ha note erbacce e floreali di felce, bosso ed erba di campo, ma anche tanto apporto di frutti gialli come susina, mela e pizzico di pompelmo. Vira su sfumature balsamiche, di speziatura dolce e mentolo e lo fa sempre con raffinata eleganza. Sferza il palato con acidità, procurando una freschezza agrumata che dura per vari secondi e perdendo parte dell’aplomb dimostrato al naso. Rotondo nel tratto fruttato, gustoso e con chiusura leggermente amaricante ed erbacea che allungano la persistenza, senza far perdere equilibrio e finezza alla degustazione.
Riesling 2018: apre al naso con una buona traccia di idrocarburi per poi distendersi su piacevoli note di frutti maturi e quasi essiccati, come scorza di agrumi, mela cotta, ananas e pera. È morbido e polposo nell’apporto aromatico, ma comunque bilanciato da piacevoli ricordi speziati e da note di mentuccia e floreale. All’assaggio è spinto in tensione acida, con una freschezza citrina che prende il palato e lo avvolge completamente. Ci pensa l’ampiezza del frutto a dare complessità, a cui seguono buona finezza generale e piacevolezza. Vino delicato e giocoso al tempo stesso.
Oasi: il vino come il vigneto da cui proviene
Oasi è il nome del vino, ma anche del vigneto da cui proviene. Visto dall’alto, circondato da macchia boschiva, sembra essere un’oasi di bellezza e natura. Il vitigno è il Picolit, qua vinificato secco, per una sopresa che, di primo acchito, può davvero destabilizzare. Sembra un vino magro e sottile al naso, ma basta concedergli qualche istante per fare emergere la sua vera natura.
Oasi 2018: erbe officinali, mentuccia, frutti a polpa bianca come susina e mela verde e poi sullo sfondo arancia candita. Il floreale è delicato e tenue, mentre si destreggia ad impressionare le narici con piacevoli note speziate. Al naso sembra muoversi delicato, invece al palato ci mette più forza con una rotondità di gusto in ingresso che dimostra carattere.
Dimensione tattile ben evidente, oltre a pienezza e polpa fruttata che fanno subito capolino, per poi distendersi su accenni iodati ed eterei. Resta comunque sciolto all’assaggio, denotando buona scorrevolezza in bocca ed aiutato anche da una lunga e continua freschezza. Nel finale è salino, nitido e persistente.
Refosco dal Peduncolo Rosso Riserva 2016: unico rosso della giornata e vitigno rappresentativo dell’essere autoctono friulano. Fermentazione in troncoconico ed affinamento per 18 mesi in legno di vari passaggi. Si preannuncia un vino importante al naso ed infatti lo è: attacco balsamico evolutivo in primis, seguito da frutti neri macerati, note fumè e poi spezie come pepe nero e chiodi di garofano. Al naso i profumi si arricchiscono con caffè, cacao e lontani ricordi di salamoia ed erbe essiccate.
Ha struttura al palato e prende possesso della cavità orale in modo uniforme. Si contrastano alcolicità e vena acida, con la morsa tannica a fare da terzo incomodo: si aggrappa alle gengive e le timbra con la propria presenza. Se aggiungiamo una buona sapidità, si comprende perché al palato sia asciutto e magro, pur con ottimi ricordi fruttati. Non ha solo densità ma anche scioltezza, con un finale lievemente terroso. Comunque è un vino importante e che potrà ancora evolvere.
Adesso manca il viaggio in Friuli e la visita alle vigne di Aquila del Torre
Dopo aver trovato varie volte i vini di Aquila del Torre in ferie di settore ( in primis Live Wine di Milano ) e conosciuto Michele in un’atmosfera di sicuro pregio e charme, adesso è arrivato il momento di finire l’iter di approccio andando fino in Friuli. Sono certo che il momento propizio arriverà, ma nel frattempo non posso che ringraziare l’agenzia Pr Vino per la calorosa accoglienza e la famiglia Ciani per gli ottimi vini che stanno realizzando.
Fin dall’inizio non ho nascosto quanto mi piacciano: sono ottime espressioni territoriali, vividi e puliti nell’approccio ma al tempo stesso rispettosi dell’ambiente e del naturale ciclo degli eventi. La scelta della biodinamica ha portato salubrità in vigna e qualità in bottiglia. Qualcuno storcerà il naso perché sono biodinamici? Forse si, come altri potrebbero obiettare che sono vini precisi, fini e “troppo eleganti”. Io dico che sono davvero buoni e che me li bevo sempre con gusto. Il resto sono chiacchere da bar!
di MORRIS LAZZONI
VinoperPassione
Il vino è semplice da capire, basta avere passione
26 Luglio 2022. © Riproduzione riservata