Una giornata soleggiata e di straordinaria quiete mi ha accolto all’agriturismo Cerrolungo di La Spezia per un appuntamento di degustazione e scoperta, non solo dei vini dell’azienda ma anche della storia e della famiglia che possiede questo agriturismo a 10 minuti di auto dal centro città.
La gestione dell’agriturismo Cerrolungo è prettamente al femminile: Maddalena, Valeria, Letizia, Federica ed Elisa sono le cinque donne che si occupano di svariati aspetti inerenti la struttura, dedicata all’ospitalità ma anche alla produzione di vino, olio, erbe e tutto ciò che la cucina tipica locale può offrire.
I vini di Cerrolungo sono creati all’insegna del rispetto della materia prima
La giornata organizzata a Cerrolungo serviva non solo per far conoscere la realtà famigliare, ma anche per dedicarsi alla degustazione della produzione vinicola, con una verticale creata per l’occasione. Il luogo in cui sorge l’agriturismo è legato a filo doppio con la storia della famiglia di Valeria, i cui nonni si innamorarono proprio a Cerrolungo. Per ricordare questa unione è stato dedicato un vino, il Tatan: era il modo con cui il nonno di Valeria soleva dire alla compagna quanto il loro amore gli facesse battere il cuore.
La degustazione dei vini è proceduta abbinata alle preparazioni culinarie dell’agriturismo, che fanno uso di erbe del luogo e puntano a trasmettere sapori genuini e famigliari, tipici delle ricette e delle preparazioni di questo lembo di Liguria di Levante. È importante anche sottolineare quanto la valorizzazione dei luoghi passi anche attraverso il lavoro nei vigneti, il quale punta al massimo rispetto ambientale e ad un approccio il più possibile sano. Uno degli aspetti più particolari è l’utilizzo di erbe aromatiche sui ciglioni dei terrazzamenti, in modo da evitare il diserbo nelle vigne e mantenere una corretta gestione delle altre varietà vegetali.
La consulenza dell’enologo Walter de Battè, vera icona del vino artigianale nella zona di La Spezia e delle Cinque Terre, mira a portare in bottiglia l’espressione più diretta e semplice delle uve coltivate nei vigneti di Cerrolungo: Vermentino, Albarola, Ruzzese, Sangiovese, Ciliegiolo e Canaiolo e Granaccia. La cantina in cui si vinificano i vini è ricavata da quella storica, costruita dalla metà dell’800 in poi, in cui si utilizza acciaio per la vinificazione e legno per l’affinamento dei vini rossi.
Il vino bianco è creato con macerazione delle bucce in fermentazione, per un tempo variabile dai 6 ai 10 giorni a seconda dell’annata, e prende il nome di Pentesilea, anticamente conosciuta come Regina delle Amazzoni, in perfetta sintonia con la gestione femminile della struttura.
Verticale dei vini Cerrolungo: vari Pentesilea e…un Tatan
Le varie annate di Pentesilea non sono accomunate solo dalle uve utilizzate ( Vermentino ed Albarola ), ma anche da un filo conduttore che le lega e che disegna nei vini uno stile ben preciso. Ovviamente ogni annata porta con sé sfumature e dettagli diversi, ma il segno distintivo dato da terroir e stile di vinificazione è davvero rinvenibile in ognuno dei vini.
Annata 2020: pesca, albicocca e mela gialla salgono al comando, seguiti da pompelmo, salvia e note di zafferano. Al palato è un vino che gioca sulla pienezza del frutto, bilanciando alcol, succosità e acidità. Leggera trama tannica nel finale e buona sapidità.
Annata 2019: più caldo e con profumi di frutti gialli più maturi a cui si aggiungono curcuma, zenzero ed infuso di tè. Il palato è dinamico, sempre in bilico tra complessità e scorrevolezza, chiudendo mentolato ed amaricante.
Tatan 2018: le annate migliori di Pentesilea prendono il nome di Tatan. La 2018 differisce per maggiore finezza al naso, dove le note floreali e minerali spiccano, unendosi a miele millefiori e rosmarino. Il sorso è più cremoso e materico, pur non perdendo slancio in acidità. Il tono fruttato è più sottile, mentre alla fine si connota per ricordi di scorza di agrumi.
Annata 2017: calore, piccantezza, confettura di pesca ed albicocca sono evidenti, mentre fanno capolino sentori eterei e burrosi. L’assaggio è più contratto in freschezza, facendo leva su spessore, calore e corpo. Chiude leggermente tannico.
Annata 2016: si torna a profumi più tenui e sottili, in cui prevalgono agrumi, albicocca, camomilla, ginestra, frutta secca e ricordi caseari. C’è meno struttura e polposità all’assaggio e maggior influsso erbaceo. Buona l’acidità che introduce un finale agrumato vivido e lungo, nonostante un tannino compatto e presente. Finale balsamico.
Chiudiamo la degustazione dei vini di Cerrolungo con un rosso, il Scia Maddalena 2018 da Granaccia, Sangiovese, Canaiolo e Ciliegiolo. La freschezza dei profumi di ciliegia, ribes e fiori freschi è accattivante, pur non mancando note più complesse di pepe nero, tabacco, polvere di caffè e liquirizia. Si dimostra dinamico, goloso, al tempo stesso croccante e polposo in bocca: fa salivare, ha ottima beva ed il gusto persiste in note fruttate per vari secondi.
Ringrazio quindi la famiglia di Cerrolungo per avermi ospitato e fatto conoscere la loro realtà: la passione e la dedizione di queste donne mi è piaciuta e credo che meritino una visita per conoscere da vicino l’opera che stanno costruendo in queste colline.
La vista dei luoghi di cui si può godere dal casale infonde relax e quiete, la natura è lasciata crescere e scorrere con i propri ritmi, accudendone con cautela la fioritura e la crescita dei suoi frutti. In una società in cui siamo perennemente di fretta e schiavi del divenire impellente, sostare anche solo qualche ora a Cerrolungo può rigenerare corpo e mente.
di MORRIS LAZZONI
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Il vino è semplice da capire, basta avere passione
9 Giugno 2023. © Riproduzione riservata