Un secolo di vita non è poco: se pensiamo a tutti i fatti accaduti, anche relativamente alla sola storia d’Italia, dal 1924 ad oggi credo che si faticherebbe a metterli in fila a memoria. Considerare quindi che 100 anni fa nasceva il Consorzio del Gallo Nero e che oggi, più in salute che mai, continua a proferire il verbo del Sangiovese di razza che nasce tra quelle meravigliose colline immerse tra Firenze e Siena, è davvero qualcosa di strabiliante. La Chianti Classico Collection 2024 non è stata solo la presentazione delle nuove annate, ma anche la celebrazione di un ente che si prefigge l’obiettivo di far conoscere uno dei più antichi vini d’Italia in giro per il Mondo.
Nel 1924 furono 33 i produttori che ebbero l’intuizione, credendo in un progetto tutto in divenire, di unirsi per fondare un Consorzio di tutela: oggi gli aderenti sono 500, con una presenza solida e diffusa in vari mercati mondiali. Gli Usa sono ancora il mercato di riferimento, grazie al 35% del totale venduto di Chianti Classico e superiore persino al 22% dell’Italia. Non mancano però Canada, Regno Unito, Germania e Paesi Scandinavi a dare manforte nella ricezione di bottiglie di Gallo Nero prodotte.
Gli spazi in cui si è la svolta la due giorni celebrativa sono i medesimi da tempo, la Stazione Leopolda di Firenze, diventata oramai il palcoscenico abituale in cui recarsi per scoprire i nuovi vini riportanti in etichetta l’effige del Gallo Nero. Le sale della Leopolda erano allestite per l’occasione con una mostra, a mò di cronistoria, raffigurante i momenti salienti dell’areale del Chianti e del Consorzio. Inevitabile, quando si parla di storia del vino Chianti, ricollegarsi anche al 1716, anno dell’editto di Cosimo III dè Medici, considerato da buona parte della critica del vino come l’antesignano di tutti i disciplinari di produzione del vino.
Non posso negare di apprezzare da tempo i vini del Chianti Classico, che considero rappresentativi dell’ideale, quanto mai più autentico e veritiero, del vino toscano per eccellenza. Sono tanti gli areali vinicoli importanti e di pregio che si possono trovare all’interno della regione che ha dato i natali al Sommo Poeta: Montalcino, Montepulciano, Bolgheri, San Gimignano, la Rufina, Carmignano e tanti altri. Nessun altro però credo possa rappresentare, meglio del Chianti Classico, un prototipo di vino toscano, il quale trasmetta al consumatore un’ideale identitario così forte, sempre con prezzi di acquisto ancora accessibili a molti.
Prima di continuare, però, ti ricordo di leggere anche il mio racconto dell’edizione 2023, che puoi trovare cliccando qua, in modo da rinfrescarti la memoria e paragonare le differenze tra le annate in degustazione, mentre se vuoi conoscere la storia del Consorzio, puoi trovarla a questo link.
Ogni anno cerco di scoprire l’andamento delle vendemmie del Chianti Classico che, nonostante le dovute differenze tra le varie aree, dimostra di mantenere livelli qualitativi mediamente positivi. Ci sono differenze tra vini di una zona piuttosto che un’altra, inutile negarlo, così come tra quelli che perseguono la ferrea volontà di raccontare il proprio terreno di elezione anziché assecondarsi ad un stile richiesto dal principale mercato di esportazione.
Durante i circa 150 assaggi che ho fatto alla Chianti Classico Collection 2024 ci sono stati vini che considero più in linea con la purezza e la territorialità che il Sangiovese ed i suoi vitigni complementari sviluppano in questa zona, rispetto ad altri che invece guardano più ad un gusto maggiormente omologato. Non è solo la provenienza da una specifica sotto zona a far leva sulla testimonianza territoriale del vino, ma anche la scelta stilistica dell’azienda produttrice, quanto mai decisiva nel giudizio del risultato finale.
In questa Chianti Classico Collection 2024 mi sono concentrato su annata 2022 e 2021, oltre a Riserva 2021 e 2020: un focus sicuramente più ristretto degli anni scorsi ma con maggiore profondità di campioni degustati per ogni singola annata: vediamo quindi i risultati!
Chianti Classico Collection 2024: annate 2022 e 2021 a confronto
Era inevitabile partire dai vini della nuova annata, quelli che troveremo ( o già troviamo ) in commercio a breve. L’annata 2022 è stata gentile con le vigne, le quali non hanno dovuto scontrarsi con gelate o grandinate e con un’andamento climatico che ha portato a buoni risultati sia di qualità che di quantità. Non mancano le dovute differenze zonali, come capita e capiterà ogni anno, in un territorio vasto e così variegato come quello del Chianti Classico: ci sono differenti altitudini, esposizioni, più o meno vicinanza alle macchie boschive e differenti suoli.
Anche l’annata 2021 aveva dato ottime prospettive per i vini, complice un andamento stagionale regolare e raccolti di grande qualità durante le vendemmie: un fine estate con notevoli scambi termici tra giorno e notte ha aiutato nella perfetta maturazione delle uve, per produrre vini che già oggi dimostrano finezza ed eleganza di buon livello. Quale preferisco tra le due ? Direi la 2021 e non perché i vini siano già più affinati ed equilibrati, complici un anno in più “sulle spalle”, ma per la migliore finezza ed eleganza che, giudicati in maniera globale, dimostrano i vini della 2021.
I vini del 2022 sono tornati ad essere più chiantigiani nell’animo, forse più coesi a quello spirito del Sangiovese tannico, leggermente scontroso all’inizio e con corpo più ruspante e deciso. Sono peggiori? No, per nulla: solamente differenti per approccio e, forse, anche per potenziale evolutivo.
I migliori vini dell’annata 2022 assaggiati alla Chianti Classico Collection 2024
Ed ora arriviamo ai vini del 2022 che hanno colpito maggiormente e che mi hanno lasciato una migliore sensazione globale, aldilà del fatto che molti potrebbero ulteriormente esprimersi in meglio nei mesi a venire. Chi mi legge da tempo sa che non metto punteggi ai vini, che non faccio classifiche ma che racconto solamente le emozioni e le caratteristiche dei vini: ci sono blogger e giornalisti molto più bravi di me, oppure molto più opportunisti di me, che già si prestano a scrivere articoli “caccia-click” in cui snocciolare punti, puntoni e punticini. Io sono un umile blogger che ama narrare di proprie sensazioni, tutto qua.
Non me ne vogliano gli altri produttori, che citerò solo per il nome, ma descriverò solo pochi vini per annata, in modo da non fare un articolo fin troppo prolisso.
- Buondonno: naso dolce, fruttato e floreale in modo spiccato pur con delicatezza. Erbe aromatiche e buon piglio. Palato croccante con amarena e sanguinella, tannino denso e buona spinta acida. Tanto frutto nel finale e discreta sapidità
- Castagnoli: naso fine, delicato nel frutto polposo, nota floreale e speziata dolce. Equilibrio e semplicità olfattiva. Bocca ben tesa in agrume e ciliegia, con tannino fine e mai potente. Buona lunghezza acida.
- Castellinuzza e Piuca: naso dolce, confidente, avvolgente e con nota calda e speziata in evidenza. Bocca morbida, vinosa e con tannino presente e mai eccessivo. Discreta sapidità e buon corpo acido.
- Istine: naso croccante, acidulo, bello in tensione di ciliegia e lampone e con belle tracce di erbe fresche e fiori. Bocca postitivamente spigolosa, freschissima nella portata e di bella nota agrumata. Tannino giusto e mai troppo carico: ha sorso piacevole e lungo.
- L’Erta di Radda: olfatto goloso, pieno di polpa ma sempre fine e delicato anche in ricordi vegetali e floreali. Marasca, liquirizia, cannella, bergamotto. Deciso e teso anche al palato, con tannino agrumato e lunghezza acida che si fa riconoscere per tensione e spiccatezza.
- Montesecondo: naso fitto, quasi terroso, per poi avere contorni dolci da polpa matura e lievi note ematiche. Personale e diretto. Buono in bocca, goloso, ampio nel succo di ciliegia e bella trama tannica integrata.
- Riecine: naso di bella espressione fruttata e floreale che dà piacevolezza. Ha buon equilibrio ed amalgama, in cui floreale e spezie sono delicate e mai eccessive a coprire il frutto. Bocca spinta in scioltezza, con ciliegia e arancia rossa, tannino mai eccessivo bensì sapido e ampio.
Vini che reputo molto interessanti anche: Castello di Monsanto, La Montanina, Le Miccine, Monteraponi e Tolaini.
I migliori dell’annata 2021 della Chianti Classico Collection 2024
Il giudizio globale dell’annata 2021 è ben diverso dalla 2022, complice anche un maggiore affinamento, in vasca od in bottiglia, che permette un maggiore equilibrio generale dei vini. L’annata è stata comunque favorevole, senza fastidiose malattie fungine nei vigneti e con ottimi scambi termici tra giorno e notte nei mesi estivi. Di seguito pertanto riporto i miei assaggi preferiti:
- Badia a Coltibuono: naso deciso nel frutto, con tratti speziati ed evidenti lati piccanti. Ciliegia e lampone, oltre a note finemente terrose. Palato citrino, scorrevole in acidità, croccante nel frutto e bilanciato nella parte tannica. Godibile
- Casa al Vento – Aria: Confidente, fruttato e rotondo al naso con belle timbriche di frutti rossi, cacao e liquirizia. Palato che si muove su lunghe note acide ed agrumate, tannino mai eccessivo, lunghezza sapida e finale salivante ( campione di botte ).
- Cinciano: intimo al naso, mai troppo evidente e quasi nascosto. Porta però polpa dolce, spezie e buon equilibrio d’insieme con ricordi floreali. Bocca diretta, bevuta verticale, agrumi rossi e ciliegia, tannino delicato e finale croccante.
- Colle Bereto: vena ematica che incontra la polpa della mora e della marasca. Lieve nota balsamica e buon apporto di cannella e rosmarino. Fine ma al tempo strsso complesso. Ha movenze snelle in bocca, pur con tannino avvolgente e salato. Resta un finale balsamico oltre a frutta scura.
- I Fabbri – Lamole: leggero, erbaceo, leggermente tostato e selvatico, con mirtilli e marasca che danno vivacità. Ha larghezza ed intensità, oltre a dare spinta armonica a tutti i sentori. Bocca piccante, tannino fine ed integrato e bella trama fruttata che lascia piacevolezza.
- Podere Cianfanelli – CIanfanello: chiuso ed austero inizialmente, poi apre su contorni erbacei ed ematici di buon livello. Ricordo di terriccio bagnato e frutti spolpati. Selvatico ma personale: in bocca è diretto ed ha forza agrumata che dura a lungo, pur con una buona presenza tannica.
- Querciabella: tenue nell’intensità e contornato di noir grazie a sentori balsamici, tostati, da tabacco e frutti neri. Cacao amaro, pepe nero ed erbaceo. Tanto agrume in bocca, che spinge verso lunghezza citrina notevole e contenendo la forza tannica. Goloso e lungo in persistenza.
- Tenuta di Carleone: tanto frutto, floreale, speziato, erbe aromatiche ed erbaceo fresco sono in equilibrio per dare piacevolezza. Delicato ma spinto in intensità al naso. Bocca succulenta, fresca, golosa e con tannino giusto per bilanciare il gran livello di freschezza.
Le Riserve della Chianti Classico Collection 2024 in due annate: 2021 e 2020
Le scelte di fare un vino Riserva possono derivare da molte considerazioni: selezione di vigna, etichette uniche oppure diverse masse di mosto, scelte per avere percorsi qualitativi differenti dai vini di annata. Negli ultimi anni alcune aziende del Chianti Classico hanno preferito concentrarsi maggiormente sulla Gran Selezione, apice qualitativo della piramide, anziché continuare a puntare sulla Riserva. Ciò nonostante ci sono aziende che producono ogni anno grandi vini, come testimoniano i migliori esempi da me selezionati per le annate 2021 e 2020.
Riserva 2021: racconto quelli più rappresentativi
- Buondonno: naso fine e delicato, con minor spessore olfattivo di altri e con più note eteree e ricordi balsamici. Traccia ematica e di sottobosco. Bocca spinta in acidità agrumata e di buona lunghezza, con tannino leggermente graffiante.
- Castello di Meleto: avvolgente e morbido al naso con buon ingresso di frutti neri e ricordi di pasta di cacao, caffè e balsamicità. Al sorso è citrino, spinto in salivazione e con note agrumate evidenti. Trama tannica spessa ma beva comunque sciolta e dinamica.
- Castello di Volpaia: naso caldo, piccante e con note di tabacco biondo. Arrivano poi frutti neri in confettura, sottobosco e floreale secco. Palato ancora su note agrumate e di ciliegia intense, con buona salivazione e lunghezza acida, mentre il tannino è misurato in potenza. Bel bilanciamento generale e godibile alla beva.
- L’Erta di Radda: calore e piccantezza anticipano la vena citrina dei frutti con lampone e mora in primis. Ricodi floreali ancora vividi e note sanguigne di buon livello, chiudendo con caffè e cannella, Bocca acidula, scorrevole, con pompelmo rosa e melograno a dare lunghezza di acidità e tannino mai eccessivo.
- Monte Bernardi: naso invitante grazie al mix tra calore, piccantezza, forza fruttata e buon tenore erbaceo e mentolato. Interessante anche la nota di sottobosco ed ematica. Al palato è agrumato, tesissimo e sciolto, in cui il tannino può solo accomapagnare una lunghezza salivante continua e lunga.
- Monteraponi, Il Campitello: naso profondo, avvolgente, nobile e di bellissima finezza. Mora, marasca e lamponi ancora freschi che si unsicono a legno tostato, cacao ed accenno balsamico. Ricordi ematici e di fogliame secco completano la gamma di profumi. Il sorso è di grande lunghezza, sempre citrino, saporito e succoso, con tannino nobile e fine. Bella persistenza.
- Riecine: naso compatto nel frutto e ben speziato, oltre che contraddistinto da una ben percepibile nota calda. Legno tostato, erbaceo secco e floreale per un buon equilibrio olfattivo. In bocca è succoso, con acidità agrumata di livello, un tannino fine e ben integrato oltre a diffusa sapidità. Chiude fine ed elegante.
I Riserva 2020 che mi hanno sorpreso di più alla Chianti Classico Collection 2024
Chiudo l’analisi con un breve elenco di Chianti Classico Riserva 2020 che mi hanno maggiormente colpito. Anche in questa annata ci sono cose molto interessanti, come dimostrano gli assaggi che ho effettuato alla Stazione Leopolda. Ecco di seguito quelli che ho scelto come più rappresentativi.
- Cafaggio: naso fine, delicato e mai troppo potente: nota alcolica giusta e mai eccessiva, rutti sotto spirito e buona finezza globale con erbe secche, tabacco e noce moscata. Bocca agrumata, sciolta, di buon tenore acido e meno presa dal tannino. Buona scorrevolezza nella beva.
- Castello di Ama, Montebuoni: tanti frutti neri, maturi e polposi, dentro contorni caldi e di erbaceo essiccato. Ricordi di tostato e note di polvere di cacao, per una buona finezza olfattiva. Sorso bello spinto in toni agrumati, con tannini delicati e tante note balsamiche a rinfrescare il palato. Ottima persistenza.
- Castello di Cacchiano: balsamico, mentolato, erbaceo e floreale prima ancora che fruttato vista la nota essiccata. Ha tinte noir con ricordi di caffè e tabacco ma accompagnano senza sovrastare. Palato scosso da vibrante acidità e tannino che porta in dote buona presenza: frutti neri di discreta polpa e finale piccante.
- Cinciano: naso morbido, caldo ed avvolgente con note di ciliegia e mora mature in evidenza. Ha discreto calore e buona piccantezza, bilanciando il fruttato con note erbacee e floreali. Bocca dinamica e sciolta, con bella polposità ed agrumato finale. Il tannino è contenuto e nobilita la bevuta, persistente e piena al palato.
- Istine, Le Vigne: naso goloso, invitante e di bella finezza. Floreale, speziato: è denso nei profumi di ciliegia e lampone, ma anche con belle note di cacao, caffè e liquirizia. La bocca è citrina, sciolta, mai spessa e con tannino agrumato che accompagna un’ottima acidità. Sapidità di rilievo nel finale.
- Montefioralle: calore e frutti maturi danno subito il benvenuto, per poi lasciare spazio a balsamico, foglie bagnate ed ematico. Ha potenza e comunque buona finezza globale. È invitante, goloso e carico di gusto, con tannino ben misurabile ma che non interrompe la distensione dell’acidità.
- Querciabella: naso nobile, intenso ma mai eccessivo. Frutti rossi, note erbacee e floreali secche che si aggiungono, buona parte speziata e bella finezza generale. Olfatto carico e complesso ma che non appesantisce. Palato scorrevole, aciodulo, croccante e con tannino delicato e non invasivo. Ha giusta sapisità e chiude ben fruttato.
La Chianti Classico Collection resta la manifestazione che preferisco tra le Anteprime di Toscana
Con ciò non voglio sminuire le altre manifestazioni ma il fascino della Chianti Classico Collection credo sia unico. In due giorni si possono assaggiare centinaia di campioni provenienti da un territorio permeato di storia, tradizione e vino come pochi altri in Italia.
Il Chianti Classico inoltre sembra sempre più lanciato verso una rivalutazione qualitativa e di immagine che fa bene a tutto il territorio, incarnando alla perfezione l’ideale di Toscana, di bellezza territoriale e di rappresentazione della tradizione vinicola regionale agli occhi del Mondo. Chiunque sia stato nel Chianti Classico può capire quanto anche il concetto di biodiversità e rispetto dell’ambiente, oggi giustamente valorizzati e tenuti di conto, siano ben visibili: le vigne si alternano a boschi, a vallate e lo spettacolo alla vista non si presenta in mono coltura come in altri areali vinicoli.
Il vino Chianti Classico, inoltre, sa manifestare la propria unicità, fatta di interpretazioni e stili che portano in bottiglia una varietà territoriale e climatica quasi unica in Italia. Oggi esistono diverse firme stilistiche del Chianti Classico, ognuna rappresentativa della sotto zona da cui proviene, ma comunque rifacenti ad una più grande matrice territoriale che vuole il Sangiovese, assieme ai complementari vitigni autoctoni, sempre più protagonista.
A mio avviso il futuro del Gallo Nero sarà radioso e potrà essere sempre più fautore del Made in Italy e del fare vino all’italiana, sopratutto se le aziende lasceranno definitivamente andare quella voglia di accontentare alcuni mercati mondiali, preferendo portare in bottiglia la vera espressione di questo meraviglioso territorio.
di Morris Lazzoni
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22 Aprile 2024. © Riproduzione riservata