CHIAPPINI: NATURALEZZA, SPONTANEITÀ E QUALITÀ
“Entri dentro il vialetto di cipresso che porta all’ingresso della tenuta Chiappini e ti aspetteresti di incontrare un proprietario a la page. Magari anche un event manager che possa seguire gli aspetti dell’organizzazione aziendale o delle visite in cantina. Invece ti accoglie Giovanni. E con la naturalezza più semplice di questo mondo ti racconta la sua storia e ti dice come sia arrivato al punto in cui si trova oggi”
Giovanni Chiappini dà il proprio nome all’azienda di proprietà in zona Castagneto Carducci, la stessa in cui oggi nascono altri calibri pesanti della viticoltura bolgherese. Giovanni ha un passato da agricoltore, ortofrutticolo per la precisione. Decide di abbandonare il cammino iniziato nei primi anni 50 dalla sua famiglia quando i primi segnali del cambiamento hanno iniziato ad illuminare Bolgheri di luce propria.
L’idea di Giovanni di cambiare business, passando dall’ortofrutta al vino, si rivela vincente. Basta pensare ad oggi, visto che Bolgheri ha assunto un’aurea modaiola e contemporanea, ormai ben nota anche a livello internazionale.
CHIAPPINI: VINO PER SCELTA MA SEGUENDO LA PASSIONE
Si è detto che fare vino è stata una scelta ragionata e ben pensata. Ma la famiglia Chiappini non si fa spaventare dal cambiamento, consci di aver visto lungo e di credere nell’onda di business che si stava creando. Siamo a metà anni 90 quando avviene questo salto.
Agli occhi degli esterni potrà sembrare una mera e semplice manovra finanziaria, ma basta vedere Giovanni che ti accoglie in tuta da lavoro, appena uscito dalla potatura, e solo in quel momento ti rendi conto della passione dietro a tutte le scelte fatte.
Non serve altro per farti capire che, aldilà dei gusti che avrai riguardo al vino, hai di fronte una persona che crede veramente in quello che fa.
CASA, VINO, AGRITURISMO E QUALITÀ
L’azienda Chiappini offre tutto questo. All’ingresso si passa davanti la casa padronale che quasi sta “a difesa” delle preziose vigne. Poi percorri il vialetto e arrivi alla nuova sala degustazione, con annessa cantina, che dimostra il passo verso il futuro compiuto dall’azienda di Giovanni.
Una sala degustazione degna di una grande cantina, con tanto di terrazza panoramica che permette di osservare la zona, dal mare fino alla rocca di Castiglioncello posta a circa 380 m.s.l.m. Al piano sotterraneo, invece, è racchiusa l’area di vinificazione, rigorosamente effettuata in acciaio, oltre alla stanza dove “riposano” le barriques.
Giovanni Chiappini crede fermamente nell’utilizzo dell’acciaio come contenitore ideale per vinificare i vini: la moda del cemento non l’ha toccato e continua per la propria strada, conscio delle comodità e facilità di utilizzo del contenitore in inox.
Per le barriques, invece, è un discorso diverso. Bolgheri è diventata quasi una “succursale francese”, visto il grande utilizzo delle piccole botti da 225 litri, da sempre usate in terra transalpina. È quel tipo di affinamento, che piaccia o meno, che ha dato il carattere e la personalità che oggi conosciamo ai vini di Bolgheri. Ovvio che il territorio di nascita, il clima e la scelta dei vitigni hanno contribuito molto alla nascita del “taglio bordolese”. Ma è altresì innegabile che oggi la barrique svolga un ruolo decisamente importante.
SI PASSA IN DEGUSTAZIONE
Preciso che la coltivazione dell’azienda segue il regime biologico, sia per il vino che per la produzione di olio. Lascio da parte eventuali polemiche riguardo all’utilità del biologico o biodinamico in agricoltura. Preciso solamente che non è una certificazione che fa un’azienda seria agli occhi del consumatore.
O perlomeno non dev’essere solo quello, quanto tutta una filiera fatta di qualità, attenzione al dettaglio e voglia di stupire i clienti. Questo atteggiamento l’ho ritrovato nelle parole di Giovanni, che con la più naturale franchezza del mondo, parla in maniera candida e schietta anche delle operazioni che opera direttamente sui filari.
Ho avuto il piacere di assaggiare quattro vini della produzione di Chiappini, partendo dal bianco, figlio del classico Vermentino, fino ad arrivare al Bolgheri Superiore, insignito nel 2013 come miglior vino del mondo da Wine Enthusiast con un voto di 100/100.
LE GROTTINE 2016 – DOC BOLGHERI VERMENTINO
Il Vermentino è un’uva ormai diventata tipica nella zona, ma spesso anche usata in uvaggio con Viognier. Giovanni Chiappini fa una scelta differente e decide di vinificarlo in purezza, convinto della bontà delle proprie uve. Affina solo in acciaio e si colloca tra i vermentini più di corpo che ho finora degustato sulla costa bolgherese.
Ha corpo e una struttura che fa invidia al classico vermentino, pur facendo fede alla propria natura. Porta una bella nota fruttata con mela e una vena erbacea che vira verso note di erbe aromatiche. Ha una bella spalla acida, che gli dona freschezza, beva piacevole e una persistenza che si fa notare. Chiude con il classico tono di mandorla, inserito in un solco leggermente più dolciastro.
FERRUGGINI 2015 – DOC BOLGHERI ROSSO
Si cambia totalmente registro e trovo uno dei pochi Bolgheri che fa uso di una buona percentuale di Sangiovese in uvaggio. Quel limbo di terra compreso tra Donoratico e Bibbona non ama in particolar modo il Sangiovese, come testimonia il disciplinare di produzione che lo tollera solo fino al 50% dell’uvaggio totale.
Chiappini sfrutta questa “falla” nel regime di egemonia del taglio bordolese per proporre un Bolgheri rosso d’ingresso, affinato solo in acciaio, che abbini all’uva sacra dell’entroterra toscano un restante 50% composto da Cabernet Sauvgnon e Syrah.
Il risultato è un rosso dall’interessante e facile beva, che fa della croccantezza e fragranza dei frutti una delle sue carte vincenti. È immediato anche per come si pone all’olfatto, aggiungendo un piacevole tono speziato alla già presente gioventù conferita dall’annata. È un vino versatile, da abbbinare a vari piatti e situazioni, anch’esso affinato in acciaio, per mantenere la piacevole immediatezza che lo contraddistingue.
FELCIAINO 2015 – DOC BOLGHERI ROSSO
La tipologia è la medesima, ma cambiano uvaggio e affinamento. La quantità di Sangiovese si abbassa fino al 10%, denotando la corrispondenza al tipico taglio bordolese con Merlot e Cabernet Sauvignon che si prendono la restante parte. Affina dieci mesi in barrique, al contrario dell’acciaio in cui ha maturato il Ferruggini.
Il Bolgheri Doc cambia pelle e aspetto, con maggiore complessità sia al naso che al palato. Parla di frutti rossi che stanno virando verso il sottospirito, di un erbaceo comunque integrato, spezie che si prendono parte della scena prima di lasciar spazio a leggere note evolutive date da cacao amaro e un finissimo accenno tostato integrato nell’insieme.
Entra al palato con calore controllato, presente ma mai fuori dal coro, così come il tannino gentile ed accorto nel non rovinare la scena. Ha anche persistenza, una buona intensità ma forse manca di un pizzico di carattere in più. Credo non sia ancora il suo tempo e che debba aspettare ancora un pò per tirar fuori una maggior finezza complessiva.
GUADO DÈ GEMOLI 2013 – DOC BOLGHERI ROSSO SUPERIORE
Per il top della produzione la strada dell’abbandono del Sangiovese era d’obbligo. Non per l’inadeguatezza ma per la conformità all’anima vera del taglio bordolese. Quindi solo 80% di Cabenert Sauvignon e 20% di Merlot per una affinamento di 18 mesi in barrique per il vero cavallo di razza dell’azienda. Ti ricordi il voto di 100/100 di Wine Enthusiast? Bene, riguarda l’annata 2009 di questo vino: per cui attenzione, hai di fonte un vero top player!
Cambia fin da subito anche la carica cromatica, più spessa e più fitta, potendo far leva sulla profondità di colore portata dalle due uve. L’insieme di mora, marasca e prugna è pieno, carico e già andante verso un sottospirito piacevole e mai invadente. Per assurdo rimane ancora vivo il nerbo erbaceo che mantiene in bilico la sua vitalità. Si sposta verso un bagaglio di evoluzione che mi porta cipria, spezie nere, cioccolato fondente e un rinfrescante tocco dato dal balsamico nel finale.
L’alcol non si prende la scena, ma anzi rimane controllato, lasciando spazio alla ricchezza fruttata e ad un tannino gentile che chiude un quadro elegante e senza pecche. Resta setoso al palato, dimostrando che non ha volontà di aggredire e squilibrare le belle sensazioni che il palato si sta gustando.
Il bello è che è ha appena iniziato a giocarsi le sue carte, dimostrando di avere stoffa da vendere, come la sua bellissima e lunga persistenza dimostra alla fine della degustazione. Ovviamente non ha un perfetto equilibrio, ma ora non è quello che si cerca. Lo avrà in futuro, tra un pò di anni ancora.
MI MANCA LA LINEA SELEZIONE
Non ho potuto degustare la gamma LIENÀ, divisa in 4 diverse tipologie, che portano in bottiglia mono uvaggi a base di Petit Verdot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot. Sono gli esperimenti che Giovanni Chiappini sta provando dai primi anni 2000 e classificati come IGT. Vedendo i risultati raggiunti con gli altri vini, non dubito che anche questi possano essere degni dei propri cugini Bolgheri Doc.
INFO: AZ. AGR. CHIAPPINI S.S.A. | BOLGHERI (LI) | www.giovannichiappini.it
di MORRIS LAZZONI
VinoperPassione
Il vino è semplice da capire, basta avere passione
vinoperpassione2015@gmail.com
19 Gennaio 2018. © Riproduzione riservata