” Il vino è figlio di sforzi e passione, lo predico da sempre. Quando ci si trova di fronte a mostri sacri come il vino di Emidio Pepe, si può solo che ascoltare in religioso silenzio. Di cose da dirci ne ha molte, credetemi. E sono tutte parole che raccontano di famiglia, passione pura e genuinità. Andiamo ad ascoltare!”
IL RE CHE VIENE DALL’ ABRUZZO
È lui il re, il signore che vedete in foto. Non lo conosco di persona, so che si chiama Emidio Pepe come l’azienda che ha fondato nel 1964 a Torano nuovo. Proviene da una famiglia di viticoltori e, forse, il suo destino era già segnato. Meno certo poteva essere il fulgido futuro e l’attuale presente, ma hanno fatto della cantina Emidio Pepe una delle intoccabili del panorama vinicolo della penisola. Ci sono tante cose che me lo fanno dire, ma quella che mi ha conquistato è stato il Montepulciano oggetto di questa degustazione.
LO STILE DI EMIDIO PEPE È ANCORA QUELLO DEI VECCHI TEMPI
Pochissime altre aziende possono vantare una filosofia produttiva come quella che è alla base della filiera di Emidio Pepe. Già prima che si parlasse di estremo rispetto in vigna, di lavorazioni manuali come dogmi e di viticoltura biologica, Emidio Pepe era già all’apice del loro utilizzo.
Parte tutto da un grande lavoro in vigna, dove le attenzioni e il rispetto dell’uva regnano sovrani. Dopo si provvede a raccogliere esclusivamente a mano, facendo attenzione di cogliere solo i grappoli più sani e maturi. Si vinifica in modo naturale, senza aggiungere lieviti e solforosa in modo che il vino fermenti solo grazie ai propri lieviti indigeni.
L’azienda non usa barriques né botti di legno, perché la particolare filosofia prevede un affinamento in bottiglia, dopo due anni passati nel cemento, lo stesso materiale in cui viene vinificato. Se non è un modo diverso di produrre questo, che volete di altro?
IL SUO MONTEPULCIANO È UNICO E VA CAPITO
Dopo queste premesse il senso della scoperta assume toni ancor più coinvolgenti. Sapere che alla spalle di un vino ci sia un modo di trattare l’uva come una sacra reliquia, fa della vicina degustazione un punto di arrivo di sicura meraviglia.
Mi sono avvicinato con calma, visto che il vino ha avuto bisogno di tempo per aprirsi. L’ho bevuto in una situazione di svago, senza abbinare nessun piatto. È stato voluto per immergersi appieno nella sua unica personalità. È terrena ma sfuggente per i tempi odierni. È attuale ma con una veste d’altri tempi. Insomma, un vino difficilmente replicabile.
Se la prima impressione conta e vuol dire qualcosa, già nel bicchiere lascia intendere che non aprirà il suo forziere immediatamente. Ho dovuto aspettarlo, attenderlo e seguire i sui tempi come di fronte ad un’artista che cerca la concentrazione. Ma dopo è stato un vortice di grandi emozioni!
INTENSO, DECISO E CONFACENTE AL SUO GENERE
La tempra del vino d’autore è rintracciabile fin dal primo secondo. Riempie lo sguardo con il suo colore profondo, vero e compatto. Non avevo mai visto un rosso rubino talmente lucente e fulgido. Ma il colore non ce la fa a raccontare tutto il Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe.
Quando avvicino al naso i parametri classici della degustazione vengono travolti e stravolti. Non si può ragionare da manuale, si rischia di non carpire la sua vera anima. Serve mettersi di fronte in modo semplice, onesto e senza pregiudizi per capire cosa vuole raccontarci.
Non ci sono solo frutti macerati, schiacciati e “spolpati” come marasca, mora e cassis. Arrivano anche le bellissime e caratterizzanti note ematiche, leggermente ferrose, con fare cupo e graffiante. Continua con eucalipto, tabacco biondo, pepe nero, ginepro, foglie di te nero e liquirizia. Mi fermo. Credo che sia più sufficiente, visto che si potrebbe continuare per molto tempo.
Non do un giudizio alla complessità, visto che le righe appena sopra parlano già da sole. Altro discorso, invece, merita la finezza. Sono di fronte a un vino franco, sincero e umile nella sua naturale predisposizione a dimostrare quanto sia carnalmente legato al terroir di origine.
Per inciso dico che non ha difetti, ci mancherebbe. Emegono però lati personali e caratteristici che vanno molto oltre le naturali definizioni. È una finezza genuina, verace, quasi d’antan.
CONTINUA A MERAVIGLIARE AL PALATO
Il trait d’union tra olfatto e palato è anche il suo calore. Si percepisce al naso e continua a farsi avanti anche al palato. Crea una colonna portante che li avvicina in un continuum unico.
La coerenza e l’integrità del carattere si rinvengono anche al palato. Non si discosta ma anzi, se possibile, le amplifica dandogli una tridimensionalità che solo l’assaggio può offrire.
I primi secondi sono eleganti e rispettosi della nostra bocca. Ma poco dopo esplode tutta la sua carica coriacea che si basa sempre su di un tono alcolico di notevole importanza. Si nota ancor di più la nota balsamica, aiutata da un fine ingresso di erbe aromatiche che si aggiungono alla sempre presente componente di frutto e spezie.
Sembrava impossibile allargare la portata della sua ampiezza olfattiva, invece ci riesce in modo così semplice da sembrare quasi imbarazzante. Poi è il turno del tannino che sa come farsi notare. È conscio delle sue devastanti capacità e lo dimostra subito, fermandosi per tempo. Cioè senza sfociare in una performance melodrammatica per il nostro palato.
È come un cavaliere al galoppo che ha pietà della nostra resistenza e non ci dà il colpo finale. La morbidezza è accennata, sa di essere comprimaria e che avrà un ruolo da protagonista per il futuro. Ha un ruolo diverso la freschezza che bilancia l’operato del tannino. Invece la sapidità è viva e vegeta, connotando fin dall’inizio con fare salino. Può sembrare strano, ma il ricordo è proprio quello!
CHIUDE MERAVIGLIANDO
Se prima il re era il tannino, adesso la regina è la persistenza. È corposa, lunga, larga e amplifica tutte le altre sensazioni. Si porta a spasso le note fruttate e speziate, quasi a voler ingrossare le fila del suo già ampio schieramento. È importante, decisa e consistente pur nella pienezza della sua gioventù.
Che dire ancora? I paragoni con gli altri vini sono difficili. Abbiamo molti grandi vini in Italia ma il Montepulciano di Emidio Pepe sembra viaggiare in una dimensione più onirica, quasi metafisica, pur puntando al suo legame con la terra d’origine come un vanto tutto personale.
Sorprende, attira, incuriosisce, spiazza ed infine conquista. Racchiude le caratteristiche che cerco in un vino, con tutte quelle tangibili emozioni che si specchiano nella sua personalità. È proprio questo che sa fare il Montepulciano di Emidio Pepe, rapirmi e portarmi all’interno di quel turbinio emotivo che andavo cercando. Grazie!
di MORRIS LAZZONI
VinoperPassione
Il vino è semplice da capire, basta avere passione
7 Agosto 2017. © Riproduzione riservata