Finalmente ho fatto pace con l’Oltrepò Pavese!
La mia assenza da un territorio così intriso di storia vinicola era quasi vergognosa! Finalmente posso dire di aver camminato sui terreni dell’Oltrepò Pavese per vedere con i miei occhi la bellissima trama di paesaggi e colline che può offrire. Perché in Oltrepò si produce vino, tanto in verità visto che è la terza zona più produttiva d’Italia, ma è anche un habitat ideale per parlare di rispetto dell’ambiente e biodiversità.
Sai quando senti in televisione o leggi sui quotidiani che le api stanno scomparendo? Prova a fare una passeggiata tra le colline dell’Oltrepò Pavese e scoprirai che qua le api ancora sono le regine dei prati, insieme alle farfalle, anch’esse ben presenti come non avevo mai visto in vita mia!
Vino e biodiversità possono creare un bel connubbio
Il viaggio in Oltrepò Pavese aveva come tema la ricerca della biodiversità naturale all’interno dei vigneti, come il progetto Oltrepò Biodiverso Attiva-Aree di Fondazione Cariplo vuole portare a conoscenza. L’obiettivo è nobile e d’attualità, in modo da comprendere che l’ambiente naturale ha necessità di convivere in un ecosistema variegato ed il più possibile naturale. Detto così sembra un discorso un pò troppo generico, per cui eccoti un esempio per comprendere meglio cosa voglio dire.
Pensa ad un vigneto oppure ad un campo coltivato ad uso agricolo. In entrambi i casi si parla di un’opera dell’uomo per fini produttivi ed economici. Nulla di male fino a qua, soprattutto se quest’opera viene portata avanti con il maggior rispetto possibile verso l’ambiente circostante. Quindi diciamo un forte NO all’utilizzo di prodotti chimici come diserbanti, insetticidi ed altre diavolerie portatrici di morte ( umana e non ).
In un mondo sempre più in preda all’inquinamento la biodiversità e il rispetto per la natura dovrebbero essere una materia scolastisca! Quanto tempo abbiamo ancora per goderci il mondo come lo conosciamo?
Il concetto di biodiversità si inserisce nel filone del rispetto naturale e della protezione di un habitat per diverse specie, animali e non. Se produci ortaggi o vino, mica vuol dire che non devi avere a cuore la vita delle api, delle farfalle o di altre specie vegetali ed animali che stanno intorno a te? C’è spazio per tutto, soprattutto quando hai l’intenzione di proteggere questa biodiversità, capendo che è un valore aggiunto per la tua coltivazione. Pensaci!
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Rilassati che arriva anche il momento per parlare dei vini dell’Oltrepò Pavese
Sono stato tre giorni nel distretto dell’Oltrepò Pavese e nelle colline dove si producono vini fermi, frizzanti e metodo classico di gran livello. Non sono infatti mancate le occasioni per visitare qualche cantina vinicola, ma anche concedersi a pause gastronomiche in cui assaggiare i prodotti e le ricette del territorio.
Ho avuto una buona guida che ha guidato me ed altri colleghi alla scoperta dei paesaggi, delle tradizioni e dei vini della zona. Parlo di Patrizio Chiesa, segretario della Strada del vino e dei Sapori dell’Oltrepò Pavese, nonché creatore del Portale Oltrepò Pavese.
Patrizio è stato un ottimo cicerone nelle giornate assolate di metà Giugno, portandoci a conoscere storie, aneddoti e bellezze di un territorio che avrebbe bisogno di maggiore considerazione. Ritrovo nell’Oltrepò Pavese quello che vedo quotidianamente nella mia provincia ( Massa-Carrara): sembrano come quegli alunni che a scuola erano bravini, ma non si impegnavano. Ecco il paragone è calzante, visto che sono entrambe zone spettacolari ma poco valorizzate nel turismo e nella conoscenza mediatica. La sostanza c’è ma servono comunione d’intenti e voglia di emergere per portare migliaia di turisti ogni giorno a scoprire le bellezze naturali ed enogastronomiche dell’Oltrepò.
Se vuoi conoscere un territorio, parti dalle tradizioni e dall’enogastronomia!
Primo giorno: visita a Varzi e si mangia il famoso Salame di Varzi Dop
Dopo un briefing nella sede del G.A.L. – Fondazione Sviluppo Oltrepò Pavese per comprendere la vastità del progetto, sostenuto grazie ad un forte investimento di Fondazione Cariplo, ci muoviamo verso il paese di Varzi, patria dell’omonimo Salame di Varzi DOP. A meno che tu non sia vegetariano o vegano ( a quel punto sappi che provo grande compassione nei tuoi confronti ), è difficile rimanere impassibili di fronte alla bontà del re dei salumi della Valle Staffora.
Ringrazio quindi La Bottega del Pastaio e il Salumificio La Scaletta di Varzi che ci hanno ospitati per pranzo e offerto i loro prodotti. Iniziando dal Salame di Varzi, fino ai ravioli al brasato e alla torta di mandorle: tutto davvero buono!
Non ti nascondo che quando mi metto a tavola difficilmente sfiguro, perlomeno quando sono con amici. In impegni istituzionali come questo cerco di gustarmi i prodotti cercando di nascondere la mia fame più recondita. Il Salame di Varzi però mi ha stregato, per cui ne ho mangiata qualche fetta in più del dovuto!
NOTA BENE: dopo il lauto pranzo abbiamo fatto tappa all’Osservatorio astronomico di Cà del Monte. Nello spazio non so se si possa fare biodiversità, ma intorno all’osservatorio ci sono degli ospiti molto simpatici!
Dopo una lunga ( ma piacevole ) pausa pranzo si va per vino e bollicine
Torniamo in macchina con Patrizio e si procede verso la località Montalto Pavese per visitare la cantina Cà del Ge e conoscere i suoi titolari. Ho sarebbe meglio dire “le” titolari, visto che ad accoglierci arrivano Sara e Stefania, nipoti del fondatore Enzo Padroggi. In realtà c’è anche un fratello, Carlo, quel giorno un pò latitante ma più che giustificato: lui gestisce la vigna, mentre le due sorelle la cantina e l’ospitalità. Quindi ben venga che Carlo stia in vigna a curar bene le piante!
Ti racconto tutto di Cà del Ge e dei suoi vini
Parto dal terreno che a Montalto Pavese è un misto tra argilla e calcare con inserimenti di gesso, per cui molto adatto alla produzione di Riesling ma anche di Pinot Nero da metodo classico. L’età media dei vigneti è di circa 40 anni, dimostrando quanto sia duraturo il legame tra queste piante e il territorio, la cui altezza arriva a circa 400 metri in corrispondenza della cantina vinicola. Non male quindi, perché un’altra caratteristica ideale per il metodo classico, oltre al già citato terreno calcareo e gessoso, è anche un buon scambio termico tra caldo e freddo.
Dopo la visita in cantina arriva la degustazione con panorama annesso
Finito il giro in cantina, la visita alla barriccaia ed alla vigna è giunto il momento di una degustazione di vini e spumanti dell’azienda. Sara e Stefania hanno pensato di allestire un tavolo sulla bella terrazza panoramica che ti fa buttare lo sguardo sui vigneti aziendali e sulle restanti colline di Montalto Pavese.
Lo spettacolo è unico e complice la giusta luce per fare foto, l’atmosfera rende ancora più accogliente l’intero momento di degustazione. Abbiamo assaggiato il loro Brut Millesimato 2014, creato da sole uve Pinot Nero e con sosta di circa 48 mesi sui lieviti.
NOTE: ha un naso compatto, pulito e di buona intensità in cui i profumi si amalgamano in modo ottimale. Spicca un sentore di lievito, forse anche in virtù della sboccatura recente, in un contesto di frutti maturi che non hanno perso la loro integrità. C’è una finezza valida, mai lontana dalla retta via olfattiva. Al palato la spuma di bollicine è abbastanza cremosa e fluida, al punto da avvolgere il palato nonostante la decisa forza agrumata e citrina. C’è sapidità mentre chiude su note cremose e tostate piacevoli. La bocca resta pulita, asciutta e con accenni salivanti giusti. Piacevole nel finale.
Cà del Ge | Montalto Pavese (PV) | www.cadelge.com
Il giorno successivo si parte con la visita da Bisi: andiamo di Bonarda e Barbera!
Il secondo giorno nelle colline dell’Oltrepò è iniziato con la visita alla cantina Bisi, piccola realtà della zona di San Damiano al Colle, con una vista sulle colline circostanti davvero invitante. La cantina sorge su un piccolo promontorio che ha una visione privilegiata a 360 gradi, in cui le vigne possono godere di perfetta irradiazione solare in ogni ora del giorno.
Ci pensa anche la bellissima torre, la cui origine risale intorno all’XI secolo, a dare ulteriore lustro al panorama, quasi a difesa della natura e della biodiversità che nasce e cresce tra i vigneti di Bisi. A proposito di uve qua si coltivano soprattutto Barbera e Croatina, nonostante non manchino Riesling e Pinot Nero a completare il quadro perfetto della tipicità dell’Oltrepò Pavese.
Essere rispettosi del territorio e della natura, come vuole anche il Progetto Olttepò(Bio)diverso, permette di sentirsi a posto con la coscienza ( per chi ce l’ha ), ma anche di esporsi a eventuali “problemi naturali”. Bisi apre il cassetto dei ricordi e parla dell’annata 1998, in cui la flavescenza dorata distrusse i vigneti nella sua vallata. Ripartire non è stato semplice, ma questa forte e coriacea caparbietà dovrebbe dirla lunga sull’attaccamento alla propria terra che si respira da queste parti.
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La mattinata da Bisi prosegue con la degustazione di Bonarda e Barbera che dimostrano il carattere forte, deciso e personale, come il vignaiolo che le produce: quando si dice che i vini rispecchiano l’anima del produttore!
Soprattutto la Bonarda ha colpito nel segno, grazie alla forza quasi bruta del suo contributo fruttato, al ricordo del tannino ben evidente ( NB: la Bonarda in Oltrepò è a base di Croatina, non la confondere con la Bonarda emiliana! ) oltre alla spuma di bollicine appena accennata e davvero soffice. Chiude nel finale con un bel corpo, beva agrumata e salivazione importante.
Azienda agricola Bisi | San Damiano al Colle (PV) | www.aziendagicolabisi.it
La tappa successiva è la visita e il pranzo alla cantina Piccolo Bacco dei Quaroni
Continua la scoperta del territorio dell’Oltrepò Pavese e del progetto Oltrepò(Bio)diverso con la tappa alla cantina Piccolo Bacco dei Quaroni di Montù Beccaria, dove la famiglia Cavalli nel 2001 ha acquistato una delle più storiche aziende della zona.
Oggi sono proprio i 4 componenti della famiglia a mandare avanti la cantina, con compiti ben divisi tra vigna, cantina, agriturismo e contatti commerciali. Durante la nostra visita abbiamo conosciuto conoscere solo Tommaso, figlio ed enologo, e la mamma Laura, vera anima della cucina dell’agriturismo e della parte commerciale.
Mentre entriamo in cantina, è sempre Tommaso a raccontarci lo stile aziendale, fatto di rispetto totale della natura, ricerca della biodiversità in vigneto e di come l’uva venga semplicemente trasformata, seguendo i concetti delle vinificazione naturale.
Pranzo e vino sono andati a braccetto
Per fortuna le visite qua in Oltrepò Pavese non possono prescindere anche da una buona pausa enogastronomica, così Laura ci ha viziati con un paio di risotti davvero ben fatti, dimostrando come la tradizione lombarda del riso non sia andata persa. Ovviamente erano presenti anche i tipici salumi della zona: giusto per aprire lo stomaco ai due risotti successivi.
Ora immagino che ti starai chiedendo se abbiamo pasteggiato con o senza vino: anche se lo considero un dubbio poco fondato, leggi le prossime righe così da non perdere il sonno nell’incertezza!
Questo è il vino che mi è piaciuto di più durante la pausa pranzo al Piccolo Bacco dei Quaroni. Sarà che sono un amante del metodo classico, oppure che considero la zona dell’Oltrepò Pavese come un areale di razza per questa produzione, e che mal digerisco i vini frizzanti da Pinot Nero tipici della regione: fatto sta che il miglior vino bevuto a pranzo è proprio una bolla metodo classico!
Intanto mi sorprendo quando Tommaso ci parla della sua vinificazione e di come rispetta il concetto di naturale. Visto che si parla di metodo classico, immagino saprai già che si parla di un vino che compie la seconda fermentazione in bottiglia, vero?
LEGGI ANCHE: se hai dubbi su come si fa il metodo classico, ti basta leggere questo articolo!
Cruasè 2013 | 100% Pinot Nero e 24 mesi sui lieviti
Visto che la famiglia Cavalli persegue i concetti di naturalità del vino, questo lo rispetta anche nella creazione del loro metodo classico. Per cui non usano lieviti selezionati per creare la seconda fermentazione in bottiglia, bensì mosto della nuova annata che aggiungono alla base spumante dell’anno precedente, opportunamente conservata in vasca di cemento.
I risultati come sono? Positivi, davvero positivi e credimi visto che sono molto esigente quando si parla di metodo classico! Intanto questo Cruasé mi ha colpito per la sua intensità olfattiva, fatta da sentori di piccoli frutti rossi, ricordi dell’evoluzione tostata da croissant e frutta secca, fino ad arrivare a briose note speziate, floreale delicato e chiudendo con ricordi di marmellata di frutti di bosco. Insomma al naso è fine, preciso e di bella presenza.
Anche al palato non delude, entrando con una spuma morbida e soffice, ma la tempo stesso tagliente e diretto nel presentare il conto di acidità e freschezza. Mi lascia ricordi sapidi e minerali che mi riportano alla pasta di gesso, sempre dentro ad un tocco citrino da pompelmo rosa, dell’arancia sanguinella e del ribes.
Ha un gusto fine, mai sopra le righe ma non per questo scontato, bensì caratteristico e persistente per vari secondi al palato. Lo sorseggio di gusto, mi piace e mi lascia ottimi ricordi e conferme che l’Oltrepò Pavese possa avere un ruolo importante nella produzione di metodo classico italiano.
Piccolo Bacco dei Quaroni | Montù Beccaria (PV) | www.piccolobaccodeiquaroni.it
Da un alfiere del naturale si passa a un cavaliere con la corazza: Perego e Perego
Arriviamo da Giorgio Perego a metà pomeriggio, pieni e soddisfatti dopo la degustazione dalla famiglia Cavalli, e continuiamo nel solco del pieno rispetto della natura con uno dei vignaioli più iconici dell’Oltrepò Pavese. In effetti bastano poche parole per capire che Giorgio non scherza quando parla di natura e vino “naturale”, nonostante anche lui si lasci scappare la poca sopportazione di questo aggettivo applicato al vino.
Ha iniziato nel 2001, riprendendo le origini del bisononno Ernesto, anche lui vignaiolo, per continuare una tradizione famigliare che sembrava andata persa. Da quel ettaro e poco più oggi Giorgio può contarne circa dodici, di cui poco più di 7 dedicati a vigneti ed altri 2,5 a noccioleto.
La filosofia di Giorgio non è solo quella del naturale, ma anche del non utilizzo di solfiti oppure di bassissime quantità. Giriamo per i vigneti e la parlantina di Giorgio non si ferma mai, è come un vulcano che racconta la vita quotidiana passata tra le vigne e la cantina. Si vede la sua voglia di ricongiunzione con la natura, a tratti lasciata libera di esprimersi come segno di totale biodiversità nel vigneto.
Assaggiamo un paio di bottiglie: Giubilo e Barocco
Iniziamo dalla Bonarda 2015 ( Giubilo Rosso ) a base di Croatina per l’85%, oltre a uve locali come Vespolina e Uva Rara. Mi sorprendo della profondità olfattiva, che mi intrappola con materia polposa e carica di profumi dei frutti. Arrivano anche erbe di campo, accenni leggermente fumè ed una discreta parte speziata. È un vino giovane che avrebbe bisogno di stare in bottiglia. La trama tannica al palato è decisa, avvolgente e degna della tipicità della Croatina: non mancano però i frutti a dare rotondità e pienezza di gusto, dentro ad una dimensione fresca e acida al punto giusto. Sarà meglio in futuro e spero di riberlo!
Il Barocco 2016 è un’uvaggio di Croatina, un bel pò di Barbera e poi Moradella e Vespolina in minima parte. Stupore e sorpresa sono le sensazioni che mi piacciono: tracce argillose, tanti frutti rossi, spezie scure, tabacco, liquirizia e ricordi vegetali. Il festival continua con i sapori al palato, dove regna indiscusso il tannino, imperante e pieno della sua giovane astringenza. L’acidità tiene comunque testa, a testimonianza che la vita sarà lunga in bottiglia. Ha carattere e impronta decisa, ma questo gioco delle parti tra tannino e acidità fa gioco alla sua futura evoluzione.
Perego e Perego | Rovescala (PV) | www.peregoeperego.it
Non credere che io possa campare solo di vino! È per questo voglio raccontarti della bella cena al Ristorante Bazzini di Canneto Pavese!
Se mi conosci, sai che sono la classica “buona forchetta”! È molto difficile che mi tiri indietro quando c’è da fare una cena di gusto: sono una belva da pole position! La serata passata al Ristorante Bazzini di Canneto Pavese è stata una medaglia di merito all’accoglienza ed alla qualità gastronomica del territorio dell’Oltrepò Pavese.
E giusto per metterti un pò di gola, ecco la buonissima tartare che ho mangiato come antipasto.
Una buona cena porta con sè anche un buon vino: la scelta è andata sul Buttafuoco Cerasa 2017 di Andrea Picchioni, uno dei miei vignaioli preferiti quando si parla di Oltrepò Pavese.
Un’altra cosa che fa meritare la visita al Ristorante Bazzini di Canneto Pavese è anche la bellezza della location, internamente ristrutturata non più di due anni fa, mentre all’esterno puoi trovare una veranda ben immersa nel verde delle colline del vino.
Voglio pubblicamente ringraziare i titolari Mariella e Riccardo che hanno saputo accoglierci con simpatica cortesia, riuscendo ad esaudire le nostre voglie con precisione e grande competenza. Sono certo che ci rivedremo molto presto!
Ristorante Bazzini | Canneto Pavese (PV) | www.ristorantebazzini.com
Il giorno dopo tutti all’enoteca del Club del Buttafuoco Storico!
La mattina parte con l’assaggio di una tipologia di vino non proprio “delicata” come il Buttafuoco, all’interno dei locali del Club del Buttafuoco Storico, associazione nata nel 1996 con l’intento di sostenere la valorizzazione dell’omonima tipologia.
Il Buttafuoco è un vino storico per la zona dell’Oltrepò Pavese e, per far parte del Club del Buttafuco Storico, il vino deve essere proveniente solo da vigne storiche e da un numero limitato di produttori.
Le uve che compongono il Buttafuoco storico sono anche loro tipiche per la zona: parlo di Croatina, Barbera, Uva Rara e Ughetta di Canneto. Vuoi sapere altre particolarità? Intanto le bottiglie sono tutte uguali perché personalizzate, in più il Club stabilisce il giorno di vendemmia, ma anche che il vino possa arrivare in commercio non prima di aver compiuto 3 anni di affinamento.
LEGGI ANCHE: se vuoi sapere altro sul progetto del Club del Buttafuoco Storico, allora clicca qua per il loro sito internet.
Nella mappa che vedi qua sopra, si comprende bene la differenza di suoli che puoi trovare nella zona di produzione del Buttafuoco, antica propaggine della catena montuosa dell’Appennino. È la zona delle Arenarie, quella centrale, ad avere la maggior concentrazione di vigne atte a produrre Buttafuoco storico e, come puoi ben vedere, tutta la zona è compresa dentro il corso di due fiumi, il Versa e lo Scuropasso.
Il Buttafuoco non è un vino facile o per tutti, anche in virtù delle uve che lo compongono. La Croatina per esempio è un’uva che definirei “strong” per la sua grande carica tannica che presuppone una buona evoluzione in bottiglia per stemperarsi. L’Ughetta di Canneto invece assomiglia alla Vespolina, pur distanziandosi per la sua importante carica aromatica che porta profumi ed intensità olfattiva.
Non metterò le note di degustazione dei 13 vini assaggiati, in virtù della grande differenza in stile ed annata. Il mio consiglio è di provare qualche vino del Club del Buttafuoco Storico, magari rivolgendo l’attenzione ai piccoli produttori piuttosto che ai vini di qualche grande azienda. Ci sono vini interessanti, fidati!
Club del Buttafuoco Storico | Canneto Pavese (PV) | www.buttafuocostorico.com
Il tardo pomeriggio e la sera facciamo tappa a Golferenzo per Saxbere
La mia esperienza in Oltrepò Pavese si chiude tra tardo pomeriggio e sera a Golferenzo, piccolo ed incantevole paesino dell’Alta Valle Versa. Dal 2011 va in scena la manifestazione Saxbere che riunisce, tra i vicoli e le piazzette di Golferenzo, alcuni produttori provenienti da varie dell’Oltrepò Pavese.
L’obiettivo dell’associazione che organizza Saxbere è quello di valorizzare i prodotti enogastronomici della zona, portando in una location invidiabile migliaia di appassionati del buon bere e del buon cibo. Io ovviamente non mi sono tirato indietro e, nonostante il poco tempo a disposizione, mi sono concentrato sulla degustazione di qualche bel metodo classico.
Se ti stai chiedendo perché ho concentrato la mia attenzione sul perlage “nobile”, allora dimmi: cosa c’è di meglio di un calice di bollicine in una location di collina all’ora del tramonto?
I miei assaggi a Saxbere 2019
Inizio il racconto partendo da una vecchia conoscenza come Bruno Verdi, di cui ho assaggiato più volte il metodo classico, sia al Vinitaly che in altre manifestazioni. Il Vergomberra 2014 si presenta all’altezza del blasone, portando tutta la complessità del Pinot Nero dell’Oltrepò pavese in una veste fine, elegante e di grande avvolgenza al palato. Il suo perlage è sempre cremoso e rotondo, ma nulla toglie alla vena citrina, affilata e diretta della sua freschezza. In poche parole è un bellissimo metodo classico, uno dei migliori in Oltrepò e dell’intero panorama nazionale!
Bruno Verdi | Canneto Pavese (PV) | www.brunoverdi.it
La cuvèe biologica di Torre degli Alberi corre nella riga di Bruno Verdi, stando leggermente dietro per complessità. È figlia di soli 24 mesi di affinamento sui lieviti, ma non per questo è banale o fin troppo semplice. Non confondere la sua grande beva con la banalità, perché faresti un errore madornale! É un Pas Dosè che mi piace e che berrei sempre!
Torre degli Alberi | Ruino (PV) | www.torredeglialberi.it
Il turno di Alessio Brandolini arriva con un metodo classico Brut Nature Luogo d’Agosto da sole uve Pinot Nero affinate per 36 mesi sui lieviti, in cui la finezza dei profumi croccanti e ben espressivi trova un palato agrumato, citrino e sempre tagliente. Non manca però un attacco soffice della bollicine ed una persistenza di alto livello. Ottima performance!
Alessio Brandolini | San Damiano al Colle (PV) | www.alessiobrandolini.com
Chiudo con una nuova conoscenza, Cantina Scuropasso con il suo Roccapietra 2010, che mi ha sorpreso per grandissima qualità e piacevolezza. Le premesse c’erano tutte: 66 mesi di sosta sui lieviti, 100% Pinot Nero e sboccatura di Novembre 2016.
Mi sono davvero divertito, perché fa stare sullo stesso piano l’evoluzione ossidativa con la maturazione candita dei frutti, nuance di croissant con crema al limone con classe e finezza continue. Al palato è ancora meglio perché è da tempo che non provavo una spuma di bollicine così cremosa, fine, elegante e di ottima fattura in un metodo classico italiano. Mi ha lasciato la bocca setosa, pulita, ben salivante e con gusto lungo e continuo. Bravissimi!
Cantina Scuropasso | Pietra dè Giorgi (PV) | www.scuropasso.it
È solo un arrivederci all’Oltrepò Pavese!
È fuori discussione che i tre giorni passati in Oltrepò mi abbiano lasciato un grande ricordo. Tra queste colline ho ritrovato paesaggi e panorami degni della Toscana più vera, persone ospitali e che credono nella loro zona e nei prodotti che producono. Diciamo che un pò di isolazionismo si intuisce, perlomeno nella mancanza di un tratto comune che possa sponsorizzare l’Oltrepò Pavese al di fuori dei propri confini.
Ci vorrà un pò per far capire che, aldilà dei grandi marchi industriali, qua si possono creare grandi prodotti. Le qualità ci sono, ora serve solo farle scoprire al mondo intero!
Infine porgo un sentito ringraziamento a Patrizio Chiesa del Portale Oltrepò Pavese che ci ha accompagnati per 3 giorni in lungo e in largo, oltre a Fondazione per lo Sviluppo dell’Oltrepò Pavese per l’impegno profuso nel progetto “Attivaree Oltrepò Biodiverso”!
E per finire porto un ringraziamento anche all’Agriturismo Corte Montini a Santa Giulietta (PV) per avermi ospitato durante la mia permanenza!
Morris Lazzoni
VinoperPassione
Il vino è semplice da capire, basta avere passione
17 Settembre 2019. © Riproduzione riservata