Lo scenario di questo mio nuovo press tour sono le colline di Volterra, nella zona delle Terre di Pisa, da cui manco davvero da un’eternità. Forse dai tempi delle scuole elementari o medie non ricordo bene, in cui si faceva la classica gita per visitare il centro e capire come nasce l’alabastro. All’alba dei miei quarant’anni invece i miei tour riguardano il vino e ben venga l’invito a conoscere e scoprire un’azienda unica nel suo genere come Podere Marcampo.
Sono stato ospite della famiglia Del Duca con Genuino, Claudia e Ivana che si sono prodigati al massimo per permettermi una bellissima permanenza. Ho dormito nel loro agriturismo, attiguo ed annesso alla cantina, mentre il giorno successivo ho avuto il piacere di pranzare nel ristorante di famiglia, l’Enoteca Del Duca in centro a Volterra.
La cosa che colpisce di più di tutta la storia è che la zona non fosse molto idelae per fare vino. I terreni dove oggi sorgono le vigne di Podere Marcampo non sembravano adatti per fare vino. Ne ha parlato bene l’agronomo della cantina, Stefano Bartolomei che, durante la chiaccherata mattutina del Giovedì antecedente la verticale di dieci annate di Giusto alle Balze, ha raccontato gli albori del progetto.
Podere Marcampo nasce da campi di fave, argilla blu e sale
Le piantagioni di fave c’erano davvero a Marcampo ed anche un rudere nel bel mezzo di questa antitesi della viticoltura. Lo spettacolo che videro gli occhi di Stefano Bartolomei non era dei più promettenti. Però la visione ed il progetto che aveva avuto Genuino Del Duca era quello di fare un’azienda vinicola dove le premesse sembravano dare la sfida per persa.
I terreni di Volterra infatti sono caratterizzati dalla massiccia presenza di argilla blu e da grandi quantità di depositi marini: milioni di anni fa c’era il mare ed il suo ricordo è vivo nelle famose saline e nei depositi sotterranei di alabastro ( qua potrai saperne di più ). Volterra infatti è conosciuta per avere il sale più puro d’Italia, figlio di un’estrazione sotterranea, piuttosto che di una produzione marina come la maggior parte che si trova sul mercato.
Dall’impossibilità di fare vino in quella zona alla realtà che è oggi Podere Marcampo si arriva in neppure vent’anni: dal 2003 ad oggi i passi in avanti sono stati enormi
Servivano visione e speranza nell’arrivare ad ottimi risultati. Tanto merito va attirubito a Genuino Del Duca, che ha creduto fin da subito che il suo progetto potesse nascere e crescere nel migliore dei modi. Nella cronistoria di Podere Marcampo le date si susseguono in modo veloce: ispezione dei terreni nel 2003 con i primi 8000 metri quadri di vigneti e la scelta del Merlot come vitigno ideale per quei terreni argillosi. Nel 2005 arriva la ristrutturazione del rudere con recupero delle pietre originarie, che oggi si possono vedere in bella vista sulle pareti dell’agriturismo. Continua l’attività e nel 2012 entra in azienda la figlia Claudia, da sempre presente come supporto, per fornire nuova linfa ed anche le idee di una giovane donna caparbia e che sa il fatto suo. Si arriva infine al 2017 con l’impianto di nuovi vigneti per il totale attuale di 5 ettari, comprensivi di altre varietà come Vermentino, Sangiovese, Ciliegiolo e Pugnitello. E nel 2021 perché è stato invitato un manipolo di giornalisti per una due giorni presso l’azienda? È stata inaugurata la nuova cantina, un progetto dell’architetto Marco Giampellegrini, che ha saputo donare eleganza, semplicità e tanta cura nei materiali ai nuovi ambienti di lavoro e nascita dei vini di Marcampo.
Il progetto della cantina risale a fine 2019: peccato che poi ci si sia messa una pandemia come il Covid 19 a rallentare il tutto. La volontà di portarlo a termine però è ripresa a fine 2020: visto che ci si fermava un’altra volta, tanto valeva farsi coraggio e portare a termine il progetto.
Verticale Podere Marcampo Giusto alla Balze 2007 – 2017
La mattina del Giovedì mi alzo presto per fare una corsa intorno ai vigneti di Marcampo e godermi lo spettacolo delle balze e dei calanchi delle colline di Volterra tutto attorno. Si respira il fascino etrusco in questa zona, che sa di gloria e culla di un’antica civiltà mai del tutto dimenticata nel cuore e nei ricordi di chi abita queste terre. L’idea era quella di smaltire un pò dell’ottima cena della sera prima presso il caseificio dei Fratelli Carai, originari sardi trapiantati a Volterra, che ci hanno deliziato con le loro produzioni casearie e con famigliare accoglienza.
Ma torniamo alla verticale di Giusto alle Balze, vino di punta della famiglia Del Duca, che ha aperto alla grande gli appuntamenti della giornata del Giovedì. Alle 10:30 ci sediamo in sala degustazione mentre Claudia Marinelli, grande professionista del vino ed organizzatrice del press tour presso Podere Marcampo, sta finendo di versare le ultime annate di Giusto alle Balze nei nostri calici. Ognuno ha a disposizione lo spazio necessario per degustare in autonomia e ben distante dagli altri. La sala degustazione poi ha aiutato molto, offrendo scorci di paesaggio e vista rilassante per tutta la durata dell’evento.
Prima però di passare al racconto sintetico delle singole annate, è necessaria una premessa sul vino e sulle sue caratteristiche. Il Giusto alle Balze è da sempre un Merlot in purezza che negli anni ha cercato la propria strada definitiva cambiando leggermente pelle e contenitori di affinamento. Dal 2007 al 2013 si è scelta la barrique mentre dalla 2014 affina in tonneau: un cambio conciso anche con l’arrivo dell’attuale enologo, sempre nel 2013, Enrico Bortolini, conosciuto e voluto fortemente in azienda da Claudia.
2007 arriva scuro e tenebroso nei profumi, virando su terziari fumè. Al palato però sembra un vino più snello, pur con un tannino deciso. Chiude con persistenza più che sufficiente e con finale balsamico e mentolato.
2008 frutti surmaturi, profumo di chinotto e cioccolato oltre a tabacco essiccato. In bocca è più lineare della 2007 con tannino meno evidente, più spazio all’acidità e giusto grado di spessore. Leggermente più sapido in chiusura.
2009 annata non prodotta
2010 decotto di erbe aromatiche, eucalipto e note speziate dentro spazi di frutti neri e prugna, terminando con ricordi di salamoia e cuoio. In bocca ha meno spinta acida ed un tannino più aggressivo del solito. Meno dinamico e con lievi ricordi terrosi nel finale.
2011 balsamico ed erbaceo, poi liquirizia, frutti neri in confettura, caffè e lieve ricordo vanigliato. In bocca ha polpa fruttata, acidità immediata e lunga insieme ad un tannino fitto ma assennato. C’è più sale di altri e sempre buona persistenza. Decisamente interessante.
2012 profumi bilanciati in egual misura tra frutti, evoluzione terziarie, note erbacee e balsamiche: ottimi anche gli sbuffi di chiodi di garofano e cannella. Entra ampio e corposo al palato pur con acidità citrina, mentre il tannino ha verve e classe dentro confini di ottima eleganza. Bel bilanciamento generale.
2013 calore, spezie, piccantezza e profondità che stanno dentro contorni balsamici che alleggeriscono l’olfatto. Prevale il frutto in bocca, con il suo essere materico e con ricordi di cioccolato che vengono smorzati da una bella acidità agrumata e da sapidità densa e viva. Possente ma con garbo.
2014 i ricordi vegetali la fanno da padrone, anche con tonalità verdognole. Resta nascosto il frutto, meno carnoso di altre annate, come sono meno evidenti le note evolutive. In bocca si sposta su caratteristiche di acidità che spiccano per minore complessità generale, dove prevale un tannino un pò fuori dal coro.
2015 al naso c’è un bilanciamento giusto tra frutti neri, ricordi di liquirizia, cioccolato e tabacco, sfumature erbacee e spezie dolci. Forse ancora poco espressivo nella portata olfattiva. Si presenta materico al palato, con un tannino che ha veste elegante, acidità più sottile ma sempre fissa e tanta prospettiva futura.
2016 più chiuso e sugli scudi della 2015. Prevalgono le note erbacee e le note di pepe nero, foglie di the e caffè rispetto alla pienezza dei frutti. In bocca è meno spesso e corpulento di altri, meno denso e più sciolto. Si fa largo l’acidità, visto che il tannino si ritrae in confini sottili. Ci sarà spazio per altre evoluzioni in futuro.
2017 dice subito che è l’abbiamo svegliato troppo presto. Spicca la liquirizia, il mentolato e frutti più aciduli come ribes e lampone. Ha meno portata speziata e più concentrazione olfattiva. In bocca però cambia e diventa succoso, vibrante in acidità con note di tamarindo. Mai eccessivo il tannino, nitido ma non protagonista dell’assaggio. Finale ferroso, ben sapido e dinamico nella bevuta.
2006 – ho messo per ultima quest’annata perchè è stata la prima per Podere Marcampo e non chiamata come Giusto alle Balze bensì come vino da tavola. L’affinamento è stato fatto in acciaio ma il vino ha resistito benissimo al passare degli anni. Ovvio che non abbia la complessità e la pienezza delle altre annate, ma si presta ad una beva piacevole pur sapendo che sta giocando le sue ultime carte. Intanto però un bicchiere ( o anche due ) li berresti volentieri.
Il vino mi garba assai, ma anche mangiare non mi disdegna: pranzo all’Enoteca Del Duca di Volterra
Dopo avere bevuto molto bene era d’obbligo fare anche un pranzo altrettanto importante. Lascio per la seconda volta Podere Marcampo, questa volta per recarmi nel bellissimo centro storico di Volterra dove, ad appena due passi dalla centralissima Piazza dei Priori, si trova il Ristorante Enoteca Del Duca di proprietà di Genuino, Ivana e Claudia.
I locali dell’enoteca sono accoglienti e raccontano la storia del luogo: compresa la cantina dove oggi sono conservati i vini, scoperta per caso e ricavata da una galleria scavata nella roccia su cui poggiano le mura dello storico palazzo. Il pranzo è filato via liscio e con ottimo servizio, seduti nella corte esterna del ristorante mentre assaggiavano le creazioni dello chef Alessandro Calabrese, già allievo di Gaetano Trovato di Arnolfo.
Piatti ricercati ma comunque essenziali e senza righe fuori dal coro, con commistione di gusti che scommettono sul buon esito al palato: penso al gioco di consistenze dell’entrèe con crumble croccante e vellutata di ceci, al limone candito sopra al carpaccio di manzo affumicato oppure all’idea di coniguare ‘nduja e bottarga in una crema a contorno di un ottimo ravolino con ripieno di triglia. Insomma c’è una buona mano a gestire la ristorazione di casa Del Duca!
Un giro per Volterra mi mancava da troppo tempo: arte e alabastro salgono in cattedra
Alla fine del pranzo ho goduto dell’organizzazione di un tour guidato per le strade di Volterra, pensato dalle “due Claudia”, Del Duca e Marinelli, che hanno voluto farmi scoprire le bellezze di una città così antica quanto mai viva e centrale per l’enoturismo all’interno delle Terre di Pisa. I vicoli e le stradine di Volterra sono affascinati, così come la Piazza dei Priori, il cui palazzo comunale sembra abbia addirittura ispirato la costruzione dell’omonimo nel centro di Firenze. Il nome Palazzo della Signoria ti dice qualcosa?
Civiltà etrusca e medioevo si intrecciano e si mescolano mentre cammini per le strade lastricate e piastronate della città: ogni tanto è possibile fermarsi in uno slargo che apre una finestra sulle bellissime colline circostanti. Lo spettacolo riesce a mettere l’animo in una serena distensione mentale e fisica, in un valzer bilanciato tra i loro dolci profili e l’asprezza delle mura etrusche/medievali ancora presenti attorno alla città.
Nel tour cittadino visitiamo anche la Pinacoteca civica all’interno della quale è custodita la Deposizione del Rosso Fiorentino, iconica rappresentazione della morte del Cristo del noto artista rinascimentale toscano. Non poteva ovviamente mancare anche una sosta in un laboratorio d’alabastro. Giorgio di alab’Arte è stato un perfetto insegnante nel raccontarci come nasca l’alabastro e nello spiegare le successive fasi di lavorazione. Ci ha dato dimostrazione in diretta di come si lavora un pezzo di alabastro per creare un oggetto da arredo: davvero una bella esperienza!
Anche le belle esperienze prima o poi hanno una fine
È la verità purtroppo. Nonostante le due giornate a Podere Marcampo con la famiglia Del Duca siano state davvero ottime, era arrivato il momento di tornare verso casa. Lascio Volterra accresciuto nella conoscenza di un areale vinicolo che quasi ignoravo e che potrebbe dare segnali di crescita importanti nei prossimi anni. In quella zona le occasioni di passaggio, deviazione o sosta non sono mai mancate: natura, arte e buona cucina convivono da sempre. Credo che sia il momento di concepire anche il vino come colonna portante dell’offerta turistica del territorio: dopo tutto che pranzo o cena sono senza un buon calice di vino?
Ringrazio quindi Claudia, Ivana e Genuino Del Duca per l’ospitalità e Claudia Marinelli dell’agenzia DarWine&Food per aver pensato a me in questo nuovo ed entusiasmante press tour!
di MORRIS LAZZONI
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Il vino è semplice da capire, basta avere passione
9 Giugno 2021. © Riproduzione riservata