Tenuta di Capezzana e la favola della famiglia Contini Bonacossi
Quando una famiglia arriva alla 5° generazione di vignaioli, significa che c’è della passione vera per il vino che scorre nelle vene! Non puoi dire altro della famiglia Contini Bonacossi: arrivò a Capezzana negli anni 20, insediandosi in quella che era già una proprietà terriera di tutto rispetto. Poi negli anni le dimensioni aziendali si sono ampliate e le generazioni succedute, ma è sempre rimasto un punto fermo: la passione e la volontà di fare un vino che emozioni!
→ Mi sono avvicinato a questa verticale con tutti i presupposti del grande evento: sei con me nel racconto?
Si parte subito con il “botto” durante la presentazione della verticale. Sentir dire che alcuni documenti parlano della produzione di vino nell’area di Capezzana già dall’804, non è proprio una cosa da tutti i giorni! Sapevo che Carmignano fosse una della capitali del vino toscano: il merito è dell’Illuminato Cosimo III dei Medici che, nel suo Editto del 1716, lo iscrisse nelle quattro migliori zone per la produzione di vino. Ma che ci fossero tracce di vino già quasi 1000 anni prima non me lo aspettavo!
I 650 ettari di Tenuta di Capezzana
Sentir dire che l’estensione totale di Tenuta di Capezzana è di circa 650 ettari mette una certa curiosità: ovviamente gli ettari vitati sono molti meno, visto che l’azienda produce anche olio extra vergine d’oliva.
L’oliveto è diviso in 92 lotti diversi, ognuno dei quali conferito in gestione ad un dipendente aziendale. Gli viene concessa una casa in cui vivere, in modo molto simile a quanto si faceva in epoca di mezzadria. Queste persone si occupano della raccolta delle olive e ciò garantisce la possibilità di effettuare una raccolta simultanea in tutto il territorio. Bello, no? Dimenticavo una cosa altrettanto importante: tutta la tenuta di Capezzana è biologica dal 2009, come segno di rispetto e valorizzazione del grande territorio ricevuto in eredità dalla storia. Ecco cosa diceva a tal proposito Vittorio Contini Bonacossi:
“Ormai è a tutti chiaro che è la tipicità di un vino, il gusto del terreno, che unicamente può portare a un valore aggiunto del prodotto ottenuto ed è altrettanto chiaro che le aggiunte di prodotti chimici modificano tale gusto, in meglio o in peggio, ma lo modificano e fanno perdere il carattere primitivo dato dalla terra, dalla zona, dalla denominazione. È per questo motivo che a Capezzana siamo tornati a delle pratiche agricole che erano in normale uso non molte decine di anni indietro.”
Vittorio Contini Bonacossi
Non conta quanto dura un viaggio, ma le emozioni che provi
Ti posso garantire che le emozioni provate nella degustazione dei vini di Capezzana è stata elevata: partire dal 1930 – quindi dagli albori dell’attuale proprietà – per arrivare all’annata in corso, permette di capire tanto di un vino e di un’azienda vinicola.
Altra piccola precisazione: stiamo parlando di Sangiovese, ma anche di Cabernet Sauvignon. Il Carmignano è un unicum in Toscana, dove un’uva internazionale come il Cabernet è da sempre parte integrante dell’uvaggio. Ma ora basta chiacchere, parto subito!
Tenuta di Capezzana 1930
Non capita tutti i giorni di bere un vino del 1930: oggi possiamo degustarlo grazie alla lungimiranza della famiglia che, durante le razzie della Seconda Guerra Mondiale, nascose le bottiglie della riserva di famiglia murandole dentro alle pareti della cantina.
Già dal suo color mattone/ambrato è normale essere pervasi da stupore e meraviglia, soprattutto quando noti che ha ancora tantissima lucentezza.
Al naso è fortemente balsamico e con spinte ossidative importanti, poi note di carruba, caramello tostato e tanta spinta alcolica. Sento ancora un filo di frutti sottospirito e goudron, poi volatile appena accennata.
La bocca è amaricante, densa, polposa e quasi dolciastra. Mi resta sapidità, il tannino è quasi svanito ma resta una buona dose di freschezza. Nonostante sia sul viale del tramonto, non fatica a farsi apprezzare. Meglio di quanto potessi immaginare e poi da rispettare per il ruolo e la storia che rappresenta.
Tenuta di Capezzana 1981
E sono anche qua 37 anni! Non pochi per molti vini che non aspirano a durare neppure un terzo di quella lunga vita. Il colore è ancora sul rubino, quasi svanito a favore della venatura aranciata, ma sempre e comunque lucente.
Restano delle note ossidative, poi cuoio, eucalipto e tabacco scuro bagnato mi riempiono le narici. Torna la componente erbacea secca, come il fieno e poi frutti canditi come arancia rossa, albicocca, ciliegia e un deciso tono di sottobosco in autunno.
Però che acidità che ha ancora! La freschezza non manca, anzi, come il tannino che porta un’astringenza che non ti sembra possibile per un vino del 1981 ( mio anno di nascita tra l’altro ). È un tannino ancora polveroso e un pò ruvido, come l’alcol che si sente quasi invadente ma che anon copre l’abbondante salivazione che si mantiene per lunghi secondi. Chiude agrumato, leggermente amaricante e con buona persistenza.
Tenuta di Capezzana 1996
Tengo a precisare che almeno per i vini di Capezzana l’annata 1996 non è stata delle più semplici : vediamo quindi in che stato si trova il vino.
Nonostante il colore sia ancora luminoso, vira già su sfumature aranciate ed evolute. È evoluto anche al naso, ampio e denso, con toni balsamici e mentolati seguiti da cuoio, importante nota alcolica e tanti frutti neri macerati e surmaturi. Ha un inizio di ossidazione, dovuta forse all’eccessiva potenza olfattiva, degenerata dalla mancata presenza della finezza ad equilibrare la situazione.
Anche al momento dell’assaggio è polposo, denso, pienissimo nel gusto ma slegato alla voce finezza. Il tannino è ancora presente e dimostra grip, ma è scisso dal contesto: prevalgono le note erbacee, il ricordo di arancia sanguinella e l’ematico/ferruginoso tipico del Sangiovese. Comunque è persistente e lungo nel finale.
PRECISAZIONE: ho potuto degustare questi vini anche grazie ad un aiuto importante. Si chiama MEMOWINE, è un piccolo quaderno di degustazione utile per appuntarsi note e caratteristiche del vino. È schematico, completo ma anche facile da utilizzare: è stato un grande aiuto durante questa verticale.
Morris Lazzoni
Tenuta di Capezzana 2005
Si entra nel nuovo millennio con l’annata 2005. Quando per altri vini è normale avviarsi sul viale del tramonto, per i vini di Capezzana invece sta finendo la fase di riscaldamento!
Lo capisci subito appena avvicini il calice al naso: l’ampiezza e la profondità dei profumi ci sono, ma parlano una lingua ancora in fase di evoluzione e cambiamento. Ci sono frutti maturi, quasi spolpati, cipria, cioccolato, ematico e balsamico ma anche tabacco secco e tanto erbaceo. Non c’è quella densità di profumi ormai arrivati al punto di non ritorno: questa 2005 al naso si presenta ancora leggiadra.
Infatti anche al palato dimostra di non aver completato il suo percorso: il tannino è ancora ruvido, scalpitante e quasi aggressivo con il palato. Nonostante ciò sento freschezza e salivazione che bilanciano il ritorno polposo dei frutti neri e del cioccolato. L’alcol è ben percepibile, ma nel finale mi resta il ricordo di terrosità dovuta all’asprezza del tannino. Insomma, è da rimandare ai prossimi esami: non è ancora pronto!
Tenuta di Capezzana 2008
Ci avviciniamo ai giorni nostri e si vede: il rosso rubino è carico di colore, sembra urlare la sua luminosità ai nostri occhi, facendo leva su una densità cromatica stupenda.
Si sente anche la gioventù, perchè al naso la 2008 è subito intensa, vivace, pungente e stuzzicante. Mi piacciono la scorza d’arancia rossa e la ciliegia marasca, ma anche il contributo dell’anice stellato e del mentolato fresco che si uniscono alle erbe aromatiche ed alle spezie dolciastre. Invita, attrae e mi tiene con il naso incollato al calice.
Quanto è carnoso e polposo al palato! L’alcol è moderato ma il tannino è una tigre per come graffia e ruggisce. Deve ancora trovare la giusta posizione nel vino, perchè una volta trovata renderebbe il vino perfettamente equilibrato. Mi piace la vena erbacea che mi ritorna, seguita da un ricordo di prugna secca e dalla pienezza del tabacco e del cacao. È un vino profondo e di buona persistenza. Dagli ancora un pò di tempo, su!
Tenuta di Capezzana 2015
Non vorrei berlo, perchè so che sarà ancora un pò acerbo: non è colpa sua e nemmeno di chi lo crea, è il territorio da cui proviene che lo fa diventare così.
Infatti già al naso urla e riempie con tantissimo frutto polposo, fresco e forse ancora un pò acidulo. È potente nei primi momenti, anche se appare ancora chiuso e timido nel proporsi. I fiori freschi sono netti, come il pepe nero e la maggiorana, mentre cacao in polvere e caffè danno un pò di tono noir e lasciano indietro le evoluzioni balsamiche e ferrugginose.
In bocca è vibrante e nervoso come quel giovincello arrembante che non ascolta mai i consigli. Lo specchio di questo vino è il suo tannino, che forte della sua gioventù, prende possesso del palato e me lo riporta stordito dalla sua potenza. L’acidità e la freschezza sono giuste, come la sapidità, mentre l’alcol va e viene, senza dimenticarsi di lasciare una propria impronta. La persistenza c’è, l’equilibrio un pò meno ma le capacità per diventare un grande vino ci sono proprio tutte! Me lo vorrei riassaggiare tra una decina d’anni.
Ti ho detto tutto su Tenuta di Capezzana
La verticale del Merano Wine Festival è stata un grande momento di scoperta e studio dei vini della cantina. Magari in futuro andrò a vedere da vicino quel “piccolo angolo” di Carmignano che ha insegnato alla Toscana, a modo suo, come si fa un grande vino.
Se invece ti sei perso il mio articolo sul Merano Wine Festival, allora RILEGGILO QUA!
di MORRIS LAZZONI
VinoperPassione
Il vino è semplice da capire, basta avere passione
10 Dicembre 2018. © Riproduzione riservata